Michaela Biancofiore querela l'amico di Luigi Di Maio Enrico Esposito per insulti sessisti
Michaela Biancofiore, deputata di Forza Italia, porta in Tribunale Enrico Esposito, il vice capo legislativo al ministero dello Sviluppo economico. Il motivo? Esposito (pagato da Di Maio 65mila euro l'anno) si è lasciato andare su Twitter con un commentato opinabile: "Non c'è modo migliore di onorare le donne mettendo una mignotta in quota rosa". Un riferimento esplicito all'azzurra, che non è stato esente da repliche: "Non lascio infangare la mia onorabilità - ha detto la Biancofiore - da un piccolo uomo che fa dell'insulto il suo vivere quotidiano dimostrando odio e livore nei confronti del prossimo". Leggi anche: Di Maio assume l'amico dell'università Eh sì, perché Esposito non è nuovo a questi linguaggi. Diversi, infatti, i tweet omofobi e osceni di questo personaggio. Tra le tante frasi, c'è questa: "Vladimir Luxuria in un Paese serio va in galera, non in Parlamento". E ancora: "Dolce e Gabbana chiusi per indignazione. Ma si può sempre entrare dal retro". Ma l'amichetto di Di Maio non risparmia neppure Rocco Casalino (guru della comunicazione del Movimento) e lo definisce "credibile come la verginità di Berlusconi". Non solo, sotto la foto di una bella ragazza il vice capo si domanda: "Perché mettono sempre le foto ma mai la loro tariffa oraria?". E poi è la volta di Maria Elena Boschi: "Finalmente un po' di Fica". Insomma, un gran signore. A sostenere la Biancofiore ci ha pensato proprio la piddina: "Una persona che pensa e scrive cose come queste non può essere pagata dai cittadini". La Biancofiore ringrazia così la Boschi per "la solidarietà e anche il ministro Fraccaro, al quale ho consigliato però di far allontanare questo tizio dalle istituzioni". Caro #DiMaio non hai niente da dire sul tuo caro amico e collaboratore Enrico #Esposito che offende in modo ignobile donne e omosessuali? Altro che pari opportunità, qui manca anche il rispetto umano. Chi dice cose simili non è degno di lavorare per il governo italiano. #vergogna— maria elena boschi (@meb) 11 ottobre 2018