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Pa, il Pdl contro il decreto: verso il voto di fiducia

Bindi, Brunetta, Letta

Il Pdl si oppone alla conversione del decreto sulla Pa. L'ipotesi: voto di fiducia. E se Rosy non lasciasse, gli azzurri potrebbero sgambettare Letta

Andrea Tempestini
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La corsa a ostacoli del governo delle larghe intese, quando lo scontro su Rosy Bindi all'Antimafia continua a tenere banco, si arricchisce di un nuovo capitolo. Potenzialmente pericolosissimo (per Enrico Letta). Tutto si gioca sul decreto sulla Pa, che Renato Brunetta, capogruppo Pdl, ha detto che "può decadere". Brunetta ha osseravato che "il quadro all'interno della maggioranza è cambiato", e che ora il problema non è di merito, ma politico. Quindi, ricordando l'ultimo sgarbo, Brunetta ha tuonato: "La Bindi si dimetta dall'antimafia o sarà guerriglia su tutto". Verso la fiducia? - In questo contesto, il governo lascia trapelare l'intenzione di chiedere la fiducia sul decreto sulla pubblica amministrazione: se si arrivasse a questo punto, si tratterebbe di una vera e propria conta per l'esecutivo. Rischio massimo, la caduta. Il decreto arranca in aula: scade il 30 ottobre. Il ministro Gianpiero D'Alia ha spiegato che il governo vorrebbe evitare l'uso della fiducia. Ma dopo la riunione dei capigruppo e la presa di posizione di Brunetta lo scenario è mutato profondamente.  Le contestazioni - Brunetta, nel dettaglio, ha contestato apertamente la parte del provvedimento che riguarda la stabilizzazione dei precari: "Ci sono norme nel decreto che contrastano la legge di stabilità". Per il capogruppo azzurro "se un decreto non viene convertito non è un problema. Non è la prima volta che accade". Di fronte all'obiezione degli altri partiti di maggioranza - "Il provvedimento interessa 10mila persone" -, Brunetta ha risposto che "c'è anche l'interesse del Paese ad avere una pubblica amministrazione efficiente".  Strane intese - Il Pdl, inoltre, si oppone all'ipotesi di trovare un'intesa con le altre forze politiche. Il capogruppo del M5S, Alessio Villarosa, ha spiegato che se si troverà un accordo su 12 emendamenti presentatai dai grillini (ne mancano due da accogliere), i deputati pentastellati interromperanno l'ostruzionismo in aula sul provvedimento (che potrebbe essere così convertito in legge dal Senato entro il 30 ottobre, in terza lettura). Lo scenario, dopo l'elezione della Bindi all'antimafia, resta incerto, e gli orizzonti del governo ancora di più: se si arrivasse alla conta, se si arrivasse al voto di fiducia non potrebbe essere esclusa alcuna consueguenza. Crisi compresa.

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