Onu contro l'Italia, la vergogna di Michelle Bachelet: ci insulta ma con il suo amichetto comunista...
Una gran parte dei leader della sinistra latino-americana di governo di inizio millennio è alle prese con la giustizia: dal brasiliano Lula in galera per corruzione all' ecuadoriano Correa sotto richiesta di estradizione dal Belgio come mandante del tentativo di sequestro di un oppositore in esilio all' Argentina Cristina Kirchner sotto processo per sei imputazioni. Altri per evitare di fare la stessa fine si stanno abbarbicando al potere nel modo più feroce, in particolare il venezuelano Maduro e il nicaraguense Ortega. La cilena Michelle Bachelet si distingue perché nei guai non è finita lei, ma la nuora: 541 giorni di carcere e l' equivalente di 35.000 dollari di multa per delitti tributari. Leggi anche: "Non azzardatevi, ecco che roba siete": Salvini, la rabbia e l'orgoglio contro l'Onu Forse per consolarla le hanno dato all' Onu quell' incarico di Alto Commissario per i Diritti Umani in virtù del quale ha deciso di inviare in Italia un team per verificare se davvero qui da noi stiano crescendo violenza e razzismo. Ora, il fatto è che Michelle Bachelet è figlia di un generale che si era opposto al golpe di Pinochet, e per questo fece una brutta fine. Anche un suo fidanzato dell' epoca finì tra i desaparecidos, e lei dovette vivere a lungo in esilio. In Germania Orientale, che non è che fosse appunto il massimo del rispetto per quei diritti umani della cui violazione era stata in effetti vittima: ma, insomma, quando si scappa non è che si possa andare troppo con il sottile rispetto a chi ti accoglie, e pazienza se in seguito ha fatto qualche apprezzamento sulla ex-Ddr decisamente fuori luogo. Al governo Michelle Bachelet ha avuto in compenso problemi terribili con gli indios mapuche: ma quelli oggettivamente sono un' etnia con cui a torto o a ragione hanno avuto problemi tutti - a partire dallo stesso Papa Bergoglio. Dunque, vuol dire poco se una qualunque ispezione ai suoi governi simile a quella che lei ha ordinato in Italia la avrebbe lì presa inesorabilmente in castagna. A parte ciò, indubbiamente il suo governo è stato tra i più rispettosi dei diritti umani di tutta la regione, ed è stato abbastanza limpido anche rispetto a quello che accadeva fuori dai suoi confini. Ma questo - a sua volta - dipende dal quadro politico cileno generale. Se andiamo invece al particolare, a livello personale Michelle Bachelet di occasioni per stare zitta ne ha perse più di una. Quando morì Fidel Castro, ad esempio, lo definì «un leader per la dignità e la giustizia sociale a Cuba e in America Latina». Quando morì Chávez lo ricordò come un «grande amico», lodandolo «per sradicare la povertà, generare una vita migliore per tutti e il suo profondo amore per l' America Latina». Parole sinistre e non solo in senso politico, di fronte all' almeno milione e mezzo di venezuelani che sono dovuti scappare. Ma in realtà anche a sinistra ci sono lamentele sul suo operato. In campagna elettorale, in particolare, aveva promesso di chiudere Punta Peuco: un carcere dove i violatori dei diritti umani dell' epoca di Pinochet vivono con un lusso sconosciuto ai normali detenuti. Ma poi da Presidente non ne ha fatto niente. di Maurizio Stefanini