Phon, salumi e caramelleLa casta si fa rimborsareanche la pipì
Indagati nove capigruppo della Regione: tra gli acquisti rendicontati dai gruppi consiliari pure gli scontrini da 50 centesimi dei bagni pubblici
Un posto al sole della politica a Bologna garantisce pure la pipì gratis. Forse gli elettori dei consiglieri regionali dell'Emilia-Romagna non lo sanno, ma hanno dovuto risarcire ai loro candidati anche il prezzo della minzione. I pm bolognesi Morena Plazzi e Antonella Scandellari, coordinati dai procuratore Roberto Alfonso e dall'aggiunto Valter Giovannini, hanno iscritto sul registro degli indagati i nove capigruppo dei partiti del consiglio regionale con l'accusa di peculato. In Emilia le indagini vanno avanti da un anno e mezzo e hanno portato alla registrazione di 39 mila voci di spesa. Tra gli acquisti rendicontati sono state riscontrate voci quanto meno bizzarre, da un asciugacapelli a un forno a microonde. Ma tra i consiglieri devono esserci anche buongustai e galanti corteggiatori se è vero che diverse ricevute riguardano bottiglie di vino di valore superiore ai cento euro, fiori, frutta fresca, verdura e caramelle. Dopo tutto questo gozzovigliare qualcuno ha persino avuto bisogno di acquistare un'aspirina. Tra gli oggetti finiti sotto la lente d'ingrandimento della Guardia di finanza ci sono pure una penna da cinquecento euro e un divano letto. Ma la voce più incredibile è quella che riguarda gli scontrini da 50 centesimi per l'utilizzo dei bagni pubblici. Un rimborso che offende se si pensa ai lauti emolumenti dei consiglieri. Le indagini intanto proseguono e mettono nel mirino anche i contratti di assunzione dei collaboratori dei gruppi. Giovanni Favia, 32 anni, ex consigliere regionale del Movimento 5 stelle, ora passato al gruppo misto, ammette che il divano letto potrebbe appartenere al suo vecchio movimento: «Tutti i gruppi sono autorizzati ad arredare i propri uffici. Noi, in sala di attesa, ne abbiamo messo uno di quelli reclinabili. Ma dormirci è impossibile. Lo abbiamo acquistato in un salone, tra quelli esposti in prova e quindi scontato. Comprarlo con il servizio arredo della Regione sarebbe costato di più. Se gli illeciti sono questi mi viene da sorridere. Un simile spiegamento di forze per caramelle e aspirine? Spero che siano solo rumors e che in procura abbiano argomenti più solidi». Anche perché, secondo Favia, per conoscere l'elenco completo delle spese dei gruppi sarebbe bastato rendere obbligatoria la pubblicazione sul sito della Regione dei bilanci: «Cosa che noi abbiamo prontamente fatto» aggiunge Favia. Che rilancia: «Come è possibile che sotto inchiesta ci sia solo questa consiliatura e non quella precedente in cui non c'era nessun tipo di controllo sulle spese?». In effetti risalgono al 17 gennaio 2012 le disposizioni attuative per la rendicontazione dei gruppi assembleari. Un regolamento in 16 voci in cui è entrato un po' di tutto, ma che evidentemente non è stato ritenuto dai magistrati un recinto a prova di furbetti. Per quanto riguarda le spese effettuate dai consiglieri regionali tra il 2005 e il 2010, è rimasto nella rete degli inquirenti un solo politico, il consigliere provinciale Paolo Nanni, ex ferroviere e capogruppo in Regione dell'Italia dei valori, divenuto celebre suo malgrado, per i finti convegni organizzati all'«Antica osteria dei cacciatori». Nel frattempo, il Codacons, l'associazione per la difesa dei consumatori, minaccia di costituirsi parte civile contro i consiglieri infedeli e di chiedere, in caso di rinvio a giudizio di dei politici sotto inchiesta di chiedere la decadenza dell'intero consiglio. di Giacomo Amadori