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Passano le Riforme, ma il Pdl è spaccato

Michele Chicco
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Approvato, con turbolenze, il disegno di legge per le riforme costituzionali dal Senato. I favorevoli sono stati 218, i contrari 58 e gli astenuti (che a Palazzo Madama valgono come i contrari) 12. La maggioranza ed il governo si aspettavano un risultato più corposo: il ddl 813, voluto fortemente dal ministro Gaetano Quagliariello, modifica la Costituzione e per passare aveva bisogno della maggioranza dei due terzi dell'assemblea. La soglia era fissata a 214 ed è stata superata per appena quattro voti. Mai come oggi, insomma, il governo ha rischiato grosso: sono stati persi, rispetto alla fiducia ottenuta il 2 ottobre, ben 17 voti e piano piano emergono i nomi di chi ha tradito la maggioranza. Sono tanti. Subito dopo l'annuincio ufficiale gli occhi del ministro Quagliariello si sono rivolti ai banchi degli azzurri: sono stati alcuni di loro a lanciare, così, l'avviso ai naviganti, governativi e alfaniani. A salvare il governo è stata la Lega Nord che ha deciso di sostenere compatta Enrico Letta e il comitato dei 42: tutti i senatori padani avrebbero votato in favore della modifica costituzionale.  Caos - Si riapre, allora, lo strappo all'interno del Popolo della Libertà che sembrava essersi ricucito nelle ultime ore, dopo che Silvio Berlusconi aveva imposto ai suoi di rimettersi in riga. A non votare a favore del ddl ideato da Quagliariello che dà alla luce il Comitato riformatore dei 42 sono stati sicuramente undici senatori azzurri: Maria Elisabetta Alberti Casellati, Vincenzo D'Anna, Domenico De Siano, Ciro Falanga, Pietro Iurlaro, Pietro Langella, Eva Longo, Antonio Milo, Augusto Minzolini, Francesco Nitto Palma e Domenico Scilipoti. Per quattro voti, però, il governo e il comitato sono salvi e adesso gli alfaniani al governo vorranno vederci chiaro e rimettere ordine all'interno del partito. Da ora, per i ministri azzurri, è impossibile andare avanti così.  Scissione - L'incubo divisione torna dunque prepotentemente sul tavolo: solo ieri sera, intervistato da Luca Telese per Matrix, il ministro Quagliariello aveva lasciato intendere che l'ipotesi di un nuovo gruppo parlamentare composto dalle colombe non era, poi, un'ipotesi così remota per colpa dei continui attacchi al governo. E i numeri, lo sanno tutti, ci sono: la lista dei fedelissimi ce l'aveva in mano proprio il ministro il 2 ottobre e il documento firmato dai 24 senatori vicini al governo, appena qualche giorno fa, conferma le buone intenzioni degli alfaniani. Intanto il più tattico tra le colombe, Roberto Formigoni si mostra contento del risultato incassato dal governo e si toglie un piccolo sfizio con i suoi "compagni" di partito: "Qualcuno ha tentato di far cadere il governo. Ma il tentativo è fallito". L'ex governatore della Lombardia vuole, anche a nome di tutti gli alfaniani, chiarezza: "All'interno del Pdl - dice - è necessario un confronto serio, onesto e definitivo". Una volta per tutte.

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