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Alfano: "La manovra non è il Vangelo"

Angelino Alfano

Alfano "diplomatico" sul testo messo a punto dal governo. Poi sul Pdl: "Lavoro per l'unità del partito"

Andrea Tempestini
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Tirato per la giacchetta da un lato dai falchi del Pdl e dall'altro dal collega Enrico Letta, Angelino Alfano dice la sua sulla contestatissima manovra. Un parere che sta a metà del guado, tra la critica e il plauso al testo messo a punto dal governo. "Non è mancato il coraggio - spiega il vicepremier -, la cosa è molto più concreta: sono mancati i soldi". Così il titolare del Viminale a Radio anch'io.  "Non è il Vangelo" - E ancora: "E' una manovra da 11 miliardi che prevede tagli per oltre un terzo, che prevede non aumenti fiscali ma diminuzioni fiscali e investimenti. Mi sento dire - ha aggiunto Alfano - che come le altre finanziarie degli anni passati a cui ho partecipato sia da maggioranza che da opposizione, questa può essere migliorata e anche molto dal lavoro del Parlamento. Quindi se l'approccio è costruttivo si può migliorare". Secondo il segretario del Pdl ci sono "ampi margini in Parlamento per intervenire sulla manovra, non è il Vangelo". Quindi Angelino parla di "luci ed ombre", e aggiunge: "Dobbiamo illuminare le zone d'ombra per migliorare la manovra dove è migliorabile. Non abbiamo dimenticato chi è rimasto indietro. Abbiamo agito per difendere il potere d'acquisto del ceto medio e per realizzare una manovra che non gravasse di più sulle tasche dei cittadini". Sulle beghe azzurre - Dopo le questioni governative, si passa a quelle di partito. L'ultima novità l'appello firmato da 24 colombe, di cui Alfano di fatto è il leader, con cui si chiede agli azzurri di smettere con il tiro incrociato contro le larghe intese. Un appello che Silvio Berlusconi non ha gradito affatto. Il segretario cerca subito di ricomporre la nuova frattura. "Lavorerò per l'unità del partito - spiega in radio -. E tutti lavoreremo per l'unità accanto al nostro leader, che è Silvio Berlusconi. Questo sarà ancora più evidente nei giorni a venire". Poi, quasi facendo eco a quanto affermato da Gianfranco Fini in un'intervista al Corriere della Sera, spiega: "Il ventennio berlusconiano non è finito. A decretare la fine dei cicli politici sono gli elettori. Non c'è il voto domattina - aggiunge -, ma i sondaggi testimoniano il fatto che Silvio Berlusconi oggi è inequivocabilmente il leader politico più capace di ottenere consensi. Non c'è uno elettoralmente più forte di lui", conclude il vicepremier.

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