Governo, D'Alema: "Volevo Rodotà premier"
"Baffino" racconta le trattative durante le consultazioni che affossarono l'ex segretario democratico: "Pier non aveva lucidità, gli consigliai di nominare il giurista a capo del governo"
L'avventura di Pier Luigi Bersani a palazzo Chigi era finita prima di cominciare. Ad impallinare Bersani c'ha pensato Massimo D'Alema, che ora dopo 6 mesi da quelle travagliate consultazioni racconta la sua verità: "Dopo le elezioni Pier Luigi ha perso lucidità, era dominato dall'idea che senza avere la maggioranza avrebbe comunque potuto fare il governo, cosa palesemente infondata", ha affermato "Baffino" intervistato nell'ultimo libro di Marco Damilano "Chi ha sbagliato più forte". "Ne parlammo e gli dissi di stare attento, era il segretario del partito che aveva la maggioranza alla Camera ed era la chiave della maggioranza presidenziale, era in una posizione di forza, insistere per farsi dare l'incarico di formare il governo lo avrebbe invece seriamente indebolito. Gli consigliai di fare un gesto, di cambiare lo scenario, di candidare Rodotà alla guida del governo", ha spiegato l'ex premier . "Il Movimento 5 Stelle sarebbe stato messo in difficoltà e forse la legislatura sarebbe cominciata diversamente", ha aggiunto. "Ecco cosa è successo a Prodi" - Poi D'Alema racconta anche il retroscena sulla mancata elezione al Colle di Romano Prodi: "Nelle ore che precedettero le votazioni per il presidente della repubblica ho parlato al telefono con Prodi, era ancora in Africa, è stata una conversazione molto sincera e amichevole. Lo avvertii che il modo in cui si era giunti alla sua candidatura, dopo la liquidazione di Franco Marini, rischiava di esporlo a una vera e propria trappola. Non è vero che quella mattina tutti applaudirono Prodi, nessuno si è dato pena di sapere cosa è successo quella mattina. Non c'ero, ma me l'hanno raccontato in tanti: i parlamentari si sono trovati di fronte a quella che è stata da molti vissuta come una scelta imposta, come una decisione contraddittoria, non discussa. In sala c'era la metà di chi avrebbe dovuto partecipare, c'è stato l'applauso di alcuni, c'è stato l'errore grave di chi non era d'accordo, avrebbe dovuto parlare e non lo ha fatto".