Luigi Di Maio, i vescovi rilanciano la dottrina della Democrazia cristiana: il grillino si fa prete
Stiamo assistendo a un fenomeno impressionante. Rinasce la balena bianca, ma è grillina. Adesso capiamo perché Beppe Grillo si esercitò traversando a nuoto lo Stretto di Messina travestito da cetaceo: era una profezia suggerita da quel vate di Casaleggio padre. Osserviamo con qualche costernazione attonita il riemergere della Democrazia cristiana, ma nessuno avrebbe mai detto che essa sarebbe ritornata ristrutturando lo scudocrociato con cinque stelle d' oro, che fanno tanto Natale. E così eccoci qua a meditare le parole scritte ieri (e dunque si suppone centellinate con Casaleggio figlio, e Grillo padre) da Luigi Di Maio su Facebook, dove si propone come il nuovo Alcide De Gasperi, un po' più clericale di lui però. Infatti il grande statista trentino parlava con Dio, lasciando al giovane allievo Andreotti il dialogo popolano con i sacrestani, mentre Giggino sceglie la crème dove si addensa l' istituzione: i vescovi e i loro capi. Ecco il testo di Di Maio: «"Politica vuol dire realizzare" diceva Alcide De Gasperi, ed è a questo che tutte le forze politiche sono state chiamate dai cittadini con il voto del 4 marzo. Più precisamente a realizzare quello che anche nella dottrina sociale della Chiesa viene chiamato "bene comune", che è ciò che noi in tutta la campagna elettorale abbiamo indicato come "interesse dei cittadini"». Leggi anche: Ecco come far sparire Di Maio e M5S: "Facciamoli governare" A chi si rivolge il giovane capo del più grande partito italiano? Sceglie come interlocutore la Conferenza episcopale italiana, ed in particolare il suo presidente, il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia, il quale aveva parlato di «novità» e aveva richiamato al «bene comune», auspicando un governo al «servizio della gente». Di Maio ha subito attribuito al suo movimento l' identikit fornito dai vescovi, e come si fa a dire che non sia vero? È il più grosso partito italiano dai tempi della Democrazia cristiana di Ciriaco De Mita, infatti il Popolo della libertà raggiunse sì il 38 per cento nel 2008, ma tenevano insieme con lo scotch Forza Italia e Alleanza nazionale, ed è bastato uno starnuto di Napolitano (assai più che di Fini) ad amputarlo di una gamba. SAGGEZZA POLITICA La Cei non è priva di saggezza politica, preferisce interloquire che maledire. È più capace di fare politica dei partiti, proprio nel momento in cui nega di farla. E Di Maio, che capisce la fluidità di giudizi della Chiesa di Francesco - prima di un Pd decapitato e di un Berlusconi prigioniero ad Arcore della botte magica - risponde: son qua. Un colpo da maestro, o se vogliamo una risposta da perfetto chierichetto, che dice: amen. De Gasperi non avrebbe mai accettato questo bacio della pantofola, era un cattolico battezzato che si prendeva le sue responsabilità. E così, pur obbedientissimo in fatto di dottrina e di morale, fu umiliato da pesanti incomprensioni da parte di un male informato Pio XII. Qui ci può ben stare, dato il clima di cotte e talari, un mio personale mea culpa. Devo aggiornare le immagini. In tanti abbiamo scritto che l' abbigliamento del pentastellato somiglia a quello di un candidato più alla prima comunione o alla cresima che alla presidenza del Consiglio. Paragone inattuale, che denuncia più che altro l' età tarda del commentatore. Si vestivano alla Giggino di Torre Annunziata i bambinetti negli anni '50 con le mani giunte, adesso fanno indossare ai bambini o agli adolescenti delle palandrane bianche da frati o da monache, mentre i preti che li accompagnano adottano per lo più la nuova divisa del prete: jeans e maglioncino colorato con i sandali, che neanche i tamarri usano più. Di Maio veste da perfetto candidato democristiano alla benedizione del prelato. E ce l' avrà. Scommettiamo? Il numero 2 della Cei, il segretario vescovo Nunzio Galantino, durante la campagna elettorale si era in realtà sporto assai a sinistra. Pareva la decalcomania ecclesiastica di Laura Boldrini: più Liberi e Uguali che Partito democratico, e aveva lanciato un anatema contro il rosario di Matteo Salvini, mancava poco che lo scomunicasse per simonia. L' apparato ecclesiastico in generale, nelle sue gerarchie e nella dirigenza delle associazioni, ha comunque manifestato ufficialmente una certa neutralità attiva, e ufficiosamente ha spinto a sinistra, a differenza del popolo dei battezzati che si è diviso per lo più tra Cinque Stelle e Centrodestra, con una consistente minoranza al Pd. Insomma i cattolici praticanti o meno si sono distribuiti dappertutto. Colpisce per intelligenza e fiuto che il primo a pretenderne la rappresentanza maggioritaria, con un devoto omaggio di forma e di contenuti al cardinalone umbro, sia Di Maio. IL CASO CINESE Come risponderà la Cei? Male non se ne avrà, già ora si rincorrono tra zucchetti discorsi di soddisfazione. La Chiesa non si mette mai frontalmente contro il partito più forte, non solo in Italia del resto. Lo vediamo nelle trattative felicemente in fase di conclusione con la Cina del capital-comunista Xi Jinping. Senza voler arrivare ai ridicoli estremi dell' arcivescovo argentino Marcelo Sánchez Sorondo. Questo prelato, considerato vicino a papa Bergoglio, che l' ha voluto cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, è tornato da una esplorazione da quel Paese, convertito come Paolo dopo la caduta sulla via di Damasco. Ha pubblicato un diario dove sostiene che «in questo momento, i cinesi siano coloro che meglio realizzano la Dottrina sociale della Chiesa... cercano il bene comune, cui subordinano ogni cosa». Se un vescovo di Santa Romana Chiesa dice così, ed è pure il prediletto di Francesco per la scienza sociale, ci pare un' idea assai moderata e consona all' epoca che un Di Maio sia trattato come il nuovo De Gasperi, persino più giovane e più alla mano. Del resto il M5S con il Sud si comporta come la Dc meridionale dei tempi gloriosi. Invece di assicurare a tutte le famiglie una pensione di invalidità o un posto da forestale, che esige pur sempre una qualche pia frode dello Stato, qui abbiamo un' evoluzione etica. Con Di Maio per avere la grana non c' è neppure bisogno di essere finti ciechi. Al massimo basta fingere di esistere e di pensare. di Renato Farina