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Pensioni, la Kyenge vuole darle pure agli immigrati che tornano al loro Paese

Il ministro dell'Integrazione: "Oggi chi se ne va dall'Italia perde i contributi versati". Nel 2011 gli stranieri tornati a casa sono stati 32mila

Matteo Legnani
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"Abbiamo avviato contatti con l'Inps per riuscire a fare accordi di reciprocita'" per quanto riguarda i contributi di lavoratori stranieri, che decidono di tornare nel loro Paese. Lo ha annunciato il ministro dell'integrazione Cecile Kyenge. Tradotto, significa che il ministro dell'Integrazione sta lavorando perchè gli immigrati stranieri in Italia che decidano di tornare al loro Paese d'origine possano ritirare i contributi versati o accedere alla pensione. Attualmente, ciò non è possibile. La Kyenge parla di "soluzione positiva anche per il nostro Paese in quanto per una persona che arriva in Italia e' un incentivo a non lavorare in nero sapere che quando se ne andrà i contributi versati non sono soldi buttati. Quindi e' anche interesse dello Stato ed un vantaggio per le nostre politiche e non solo al migrante, che cosi esce dall'invisibilità". La misura però potrebbe avere effetti non trascurabili sui conti del nostro sistema pensionistico. Uno studio recente della Fondazione Leone Moressa ha infatti evidenziato che solo nel 2011 sono stati ben 32mila gli immigrati extracomunitari che hanno fatto ritorno al loro Paese. E il fenomeno, causa crisi e aumento della disoccupazione, è in forte aumento anche per il 'ritorno' degli italiani in professioni col tempo 'lasciate' agli stranieri. Quello stesso esodo del 2011 è tra l'altro costato alle casse dello Stato 86 milioni di euro in termini di Irpef non versato. In Italia, sempre secondo la Fondazione Moressa, ci sono 2,3 milioni di lavoratori immigrati (il 10,1% del totale degli occupati), che in sede di dichiarazione dei redditi notificano al fisco 43,6 miliardi di euro (pari al 5,4% del totale dichiarato) e pagano di Irpef 6,5 miliardi di euro (pari al 4,3% del totale dell'imposta netta). 

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