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Renzi: "Mi ricandido a sindaco" e alla segreteria del Pd

Per due anni ha sostenuto l'incompatibilità dei doppi incarichi. Ma ora ha paura di restare a piedi. Così cambia idea e si candida a palazzo Vecchio e pure al Nazareno...

Ignazio Stagno
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"Sono pronto a ricandidarmi a sindaco di Firenze". Matteo Renzi lo ha annunciato sabato scorso. In pochi minuti, il rottamatore si è rimangiato la sua campgna contro le doppie poltrone che manda avanti da almeno due anni. Il rottamatore si traveste da Fonzie e strizza l'occhio ai "giovani", ma dentro è un politico navigato. E come tutti i politici ha una sola paura: perdere la poltrona. Così con Letta che pare avviato a tener duro fino al 2015 e con un Congresso del Pd che è lì da venire, il rottamatore pensa bene di salvare il suo scranno a palazzo Vecchio. Una ricandidatura a sindaco gli garantirebbe una poltrona per altri cinque anni a cui aggiungere anche quella da segretario del Pd. Quando diceva "no alle doppie poltrone" -  Eppure soltanto qualche mese fa il rottamatore affermava, fiero delle sue spalle dritte: "Non si possono avere doppi incarichi. Bisognare fare bene una cosa. Le cariche istituzionali non sono vetrine per poi pensare ad altro". Un discorso all'epoca rivolto anche a Nichi Vendola che occupava contemporaneamente la poltrona di governatore della Puglia e quella di deputato. Poi Renzi, durante un'estate calda e afosa, sotto l'ombrellone ha cambiato idea: "La carica di segretario del Pd non è incompatibile con quella di sindaco". Subito dopo le primarie del centrosinistra Pier Luigi Bersani aveva annunciato che in caso di vittoria nella corsa a palazzo Chigi avrebbe lasciato la segreteria dem. Bersani alla fine la poltrona l'ha mollata lo scorso 20 aprile. Non per i motivi che aveva annunciato ma per l'esatto contrario. Pier aveva "pareggiato" col Cav alle elezioni e aveva fallito nelle consultazioni col Movimento Cinque Stelle. Così fece un passo indietro. Ma di farsi da parte Renzi non vuole saperne. La piroetta di Renzi - Lui, il "Fonzie democratico" vuole tutte e due le poltrone, quella del Nazareno e quella di palazzo Vecchio. Le sue incongruenze ormai sono palesi e Pippo Civati, candidato pure lui alla segreteria del Pd gliele fa notare: "Qualche tempo fa era pieno di dubbi. Non sapeva come muoversi. Adesso dice che la carica non sarebbe incompatibile con quella di sindaco di Firenze. Sostiene spesso cose molto diverse tra loro. Un tempo, ad esempio, era molto preoccupato dall'idea dei doppi incarichi. Perché oggi non lo è più? Pensa alla premiership. E ha paura che Letta allunghi il passo. In questo caso la sua corsa diventerebbe più complicata. Era la grande speranza, adesso ha paura di rimanere in mezzo al guado". Per spingere la paura più in là, allora il rottamatore usa palazzo Vecchio come una scialuppa. I conti li ha fatti bene. Se il Congresso del Pd, previsto per l'8 dicembre dovesse slittare, ecco che per Matteo resterebbe comunque un posto caldo a Firenze. Ma se lui decidesse di dedicarsi solo al partito, il rischio di essere defenestrato dai farisei del Pd che fanno di tutto per non trovarselo in Largo del Nazareno, allora sarebbe altissimo. Così, in buona tradizione da seconda Repubblica, Renzi sceglie la via maestra: due poltrone per due chiappe...

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