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Senato, voto decadenza: le trame di Pd, Pdl e 5 Stelle

Berlusconi, visto da Benny

Il voto in aula arriverà a fine mese, ma già si trama alle spalle del Cav: tutti hanno qualcosa da guadagnare. Ecco cosa

Michele Chicco
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Quarantotto ore cruciali per il senatore Silvio Berlusconi. Oggi pomeriggio lunedì 14 ottobre, alle 18, si riunirà la Giunta per le elezioni per discutere la relazione finale del presidente Dario Stefàno; domani i riflettori saranno puntati sulla Giunta per il regolamento del Senato che valuterà la possibilità di cambiare in corsa le regole del gioco: all'ordine del giorno, infatti, ci sarà la possibilità di votare in modo palese sulla decandenza del Cav, cosa che ad oggi sarebbe sostanzialmente impossibile. La questione è cruciale: alla segretezza o meno del voto sono legati complotti e giochi di potere che potrebbero segnare il futuro politico di Berlusconi: con il voto palese la decadenza sarebbe certa, ma con il voto segreto Silvio potrebbe rimanere nel mezzo di un fuoco incrociato. Protagonisti Movimento 5 Stelle, Popolo della libertà e Partito democratico. Salvataggio 5 Stelle - Protetti dall'anonimato, i senatori che a fine ottobre in aula decideranno delle sorti di Berlusconi potrebbero cavalcare Silvio per colpire i propri nemici di sempre. Il vantaggio sarebbe tutto del Cavaliere che sfrutterebbe, così, le faide tra partiti per ottenere la salvezza. Il Movimento 5 Stelle, ad esempio, potrebbe votare per la salvezza di Silvio per poi scaricare le colpe sul Pd. Per i pentastellati sarebbe facile: direbbero che i democratici, dopo le larghe intese, salvano Berlusconi perché vogliono andare avanti così. Per il Pd sarebbe molto difficile, invece, dimostrare la verità ed elettoralmente sarebbe un vero colpo di grazia: la verità resterebbe nel segreto dell'urna e Beppe Grillo potrebbe attaccare il competitor elettorale numero uno con molta facilità. E allora, forse, l'idea stuzzica davvero il guru della comunicazione 5 Stelle, Gianroberto Casaleggio, che già assapora i post al vitrolo lanciati dal blog di Beppe.  Falchi/Colombe - Il voto segreto, però, potrebbe anche fregare il Cavaliere. La lotta tra lealisti e alfaniani all'interno del Pdl sta prendendo pieghe inaspettate e non è detto che questa guerra non possa investire Berlusconi: i falchi, in questo caso, avrebbero un'occasione d'oro per rompere definitivamente con i loro avversari interni. Andrebbe così: al momento del voto una ventina di lealisti potrebbe votare in favore della decadenza e poi accusare i nemici. Questo sarebbe funzionale alla rottura e alla conquista del partito: elettoralmente, infatti, pagherebbe molto di più, per loro, essere all'opposizione piuttosto che essere "in intesa" coi democratici. Si romperebbe con Angelino Alfano, insomma, che sarebbe accusato di lesa maestà. Sarebbe perfetto, proprio come per i grillini, e piacerebbe tanto a Daniela Santanché&co. Loro non si sentirebbero traditori perché, in aula, Silvio è già bello e condannato: una poltrona, insomma, da segretario val bene un complotto al buio. Fuoco dem - Il Pd si gioca la faccia sulla decandenza del Cavaliere, vero, ma complotti e giochi di potere potrebbero interessare anche loro. Il come è semplice: il governo di Enrico Letta non piace proprio a tutti e molti vorrebbero vedere un governo democratico, senza dover sottostare ai diktat azzurri. E allora ecco che alcuni dissidenti democratici potrebbero salvare Silvio per fregare, appunto, Letta. Nel gioco delle accuse reciproche chi nel Pd è contrario all'alleanza col Pdl potrebbe salvare Berlusconi e accusare i lettiani di ferro di "collaborazionismo". Anche qui, come i casi precedenti, sarebbe facile scaricare colpe sugli altri e acquisire una posizione di vantaggio da sfruttare con astuzia: la base si ribellerebbe e Letta, davvero, sarebbe costretto a lasciare tutto colpito dal fuoco dei militanti. Idee, per ora solo idee che, però, sono più realistiche di quanto sembrino.  Ma il regolamento? - Tutto questo, però, dipende dalla Giunta per il regolamento. L'appuntamento cruciale di questa settimana, infatti, è martedì: a Palazzo Madama chi si occupa di regole discuterà una proposta 5 Stelle sull'abolizione del voto segreto in aula. L'idea non piace al Partito democratico che, però, strizza l'occhio ai grillini: non si potrà votare sempre palesemente, ma solo quando in gioco non ci sono conseguenze giudiziarie dirette. Insomma, se la decadenza è causata da una condanna definitiva in Cassazione (guarda un po', sorte che tocca a Silvio) è giusto che il Senato voti in modo palese. Per loro sarebbe una via di fuga perfetta e ipocrita: da un lato direbbero ai colleghi di governo che, alla fine, è solo un caso se il primo a subire un tale trattamento è Berlusconi; dall'altro, farebbero contenti tutti quelli che sbavano all'idea di vedere Silvio fuori per sempre. Con i numeri ce la possono fare: il presidente della Giunta per il regolamento è Piero Grasso (che per prassi non vota) e alla piccola assemblea partecipano 13 senatori. Il centrodestra (Pdl e Lega) è in netta minoranza e la stessa maggioranza che sta sfilando lo scranno a Silvio in Giunta per le elezioni potrebbe dare l'ok. Finale all'orizzonte: 8 a 5. Il Pdl rispolvererà le armi dell'ostruzionismo parlamentare e proverà in ogni modo a lasciare che le cose rimangano così come sono: solo perché protetti dall'anonimato i senatori aprirebbero scenari tanto affascinanti quanto credibili. di Michele Chicco

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