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Renzi dice no all'amnistia. Letta e i ministri lo gelano: "Fai come Grillo, sei vecchio"

Matteo Renzi

Giulio Bucchi
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Matteo Renzi è tornato ai bei vecchi tempi: quelli in cui aveva tutti contro. Il rottamatore ha iniziato da Bari la sua campagna per le primarie alla segreteria del Pd con toni più morbidi rispetto al passato, anche se il nocciolo della sua questione è sempre lo stesso: "Abbiamo buttato gli ultimi 20 anni", ha tuonato mettendo nel calderone Berlusconi, professori e gerarchie della sinistra, senza esclusioni. "Cambiare verso all'Italia? Sì, ma prima ci deve dire in quale direzione", hanno ironizzato da Roma i suoi avversari per largo del Nazareno, Cuperlo, Civati e Pittella, in coro. Amnistia, Letta gela Matteo - Ma le vere polemiche arrivano dal fronte governativo. A molti, sia del Pd sia del Pdl, non è andato giù l'affondo di Renzi sull'amnistia, definita un "clamoroso autogol". Già il premier Enrico Letta, nella serata di sabato, era corso in soccorso del Quirinale, gran fautore del provvedimento svuota-carceri: "Non sono d'accordo - ha replicato da Venezia -, nelle parole di Napolitano non c'era nessuna ambiguità". "Dire di sì o di no non è lesa maestà - è la replica di Renzi -. Non ho parlato contro Napolitano, ma su alcune cose si può essere in disaccordo". I ministri rottamano Renzi - Sono i ministri però a riservare l'affondo più duro al rottamatore. "E' come Grillo - attacca il ministro per lo Sviluppo economico Flavio Zanonato, del Pd -. Il ragionamento di Renzi è: cosa mi conviene politicamente? Essere contro, e quindi lo dico. Dice le stesse cose di Grillo". Dal fronte Pdl è Maurizio Lupi, titolare delle Infrastrutture, a leggere nelle parole del rottamatore una strategia tutta elettorale: "Renzi si atteggia già da vincitore del congresso, e non a caso parla al nostro elettorato, non siamo stupidi". Il ministro degli Esteri Emma Bonino, invece, va oltre. La radicale, da sempre sostenitrice di indulto e amnistia, si scalda: "Se Matteo Renzi è il nuovo che avanza, fatemi il favore di ridarmi l'antico. Legga bene il messaggio di Napolitano, prima di rottamarlo". Gelida la reazione del sindaco di Firenze, intervistato da Lucia Annunziata a In mezz'ora: "I ministri mi critichino? Pensino a lavorare...". La controreplica - Dopo il coro di critiche piovutogli addosso per le sue esternazioni baresi su amnistia e indulto, Renzi è tornato nella sua Firenze, per un incontro pubblico organizzato nel pomeriggio di domenica al castello di Belvedere, sui colli che circondano il capoluogo toscano. E da lì ha, se possibile, rincarato la dose, tenendo il punto sui provvedimenti svuota-carceri ipotizzati dal Quirinale e spingendosi più in là con una provocazione: "La sinistra non puo' essere legalitaria solo quando c'è Berlusconi e smettere di esserlo quando ci sono gli altri". Una stilettata a Pd e Sel, ma anche una strizzata d'occhio all'elettorato di centrodestra. La campagna elettorale di Renzi è proprio partita. E non è detto che sia solo quella per il congresso Pd.

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