Pdl, le condizioni di Alfano a Berlusconi: leadership e testa di Sallusti
Un faccia a faccia duro, serrato. E ancora una volta senza soluzione apparente. Venerdì Silvio Berlusconi e Angelino Alfano hanno parlato fino a notte fonda, cercando una mediazione. Il Cavaliere ha ribadito l'esigenza di avere "un partito unito", senza inutili scissioni tra governisti e lealisti, colombe e falchi. Da qulche giorno l'ex governatore pugliese Raffaele Fitto, vicino a Denis Verdini, ribadisce la necessità di azzerare le cariche e riconsegnarle a Berlusconi, l'unico vero leader del centrodestra. Alfano su questo è categorico: Berlusconi resta il leader, ma di riconsegnare la carica di segretario non se ne parla. Anzi, il vicepremier rilancia: dopo il Pdl, dovrà essere lui l'unico leader di Forza Italia al fianco del Cav, per poi essere il candidato premier alle successive elezioni politiche. I paletti di Angelino - Sarebbero queste, secondo Repubblica, le prime delle quattro condizioni poste da Alfano a Berlusconi, quella sera a Palazzo Grazioli. Le altre sembrano quasi una richiesta di resa incondizionata ai falchi sconfitti sulla questione della fiducia a Letta. Come già trapelato nei giorni immediatamente successivi al drammatico voto in Parlamento, Alfano infatti vorrebbe la testa dei capigruppo azzurri (primo fra tutti, Renato Brunetta, che pure ha una posizione intermedia tra falchi e colombe) e quella del direttore del Giornale Alessandro Sallusti, entrato in rotta di collisione con i "governisti" proprio a causa della fiducia al governo Letta. L'offerta del Cav - Berlusconi, di fronte alla posizione di Alfano, sta cercando ancora una volta di mediare. Dopo avergli chiesto, per il bene di partito, di rimettere le deleghe di segretario nelle proprie mani ed essersi sentito rispondere un "no" secco, il Cavaliere avrebbe accennato alla volontà di consegnargli il ruolo di "numero 2" nella futura Forza Italia, a patto che Alfano rinunci subito al ruolo di ministro degli Interni. Alfano ci sta pensando, ma il sì è ancora lontano. E di fronte alle possibilità di guerra interna condotta da Fitto, Verdini e Santanchè, Angelino avrebbe alzato la voce: "Siamo pronti a togliere il disturbo - riferisce Carmelo Lopapa su Repubblica -, ma ti lasceremmo a persone che non vogliono il tuo bene".