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Lusi: "Eseguivo gli ordini dei pizzini di Rutelli"

Le dichiarazioni spontanee in Tribunale dell'uomo che aveva le chiavi della cassaforte della Margherita. La replica: "Sono soltanto fantasie"

Michele Chicco
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"Conosco Francesco Rutelli dal 1993". Luigi Lusi comincia così la dichiarazione spontanea davanti al tribunale di Roma: parla per ribadire la propria innocenza e puntellare alcuni elementi della storia. "Ho eseguito gli ordini", dice. Di chi? Del capo. L'accusa sostiene che Lusi abbia sottratto alla Margherita 23 milioni di euro durante gli anni da tesoriere; lui nega, anzi, nega di aver sottratto quel denaro per sé e dice di aver concordato tutto. Davanti ai giudici romani ha parlato, oggi, venerdì 11 ottobre, del suo rapporto con il leader del partito, Rutelli: loro si conoscono, dice, dai "tempi della prima competizione a sindaco di Roma. Da allora, con lui si è creato un rapporto sempre più profondo, tanto che nel 2001 mi chiese di occuparmi del partito come tesoriere della Margherita". Pizzini - E così fu: Lusi venne promosso da Rutelli e passò a far di conto nelle stanze segrete della Margherita. Il leader comandava e lui, il braccio, eseguiva: "Quando avevo i 'pizzini' con le indicazioni dei bonifici da fare, li distruggevo subito perché il mio compito era tutelarlo e non affossarlo". Per questo, oggi le prove degli ordini sono introvabili: all'epoca, racconta Lusi, "il livello di riservatezza che avevo con lui era altissimo, mi sarei fatto bruciare pur di non danneggiarlo". Il loro rapporto, insomma, era strettissimo e Lusi non avrebbe mai fatto niente per mettere nei guai quello che ancora chiama "Francesco" semplicemente perché "sarebbe stato sleale entrare nel suo ufficio con un resistratore in tasca per registrarlo". Secondo l'imputato, Rutelli conosceva ogni operazione finanziaria, era il regista di tutto quello che accadeva nel suo partito: Rutelli faceva muovere i suoi attori abilmente sulla scena, "sapeva sempre cadere in piedi. Controllava la direzione politica del partito mettendo persone sue alla comunicazione e all'economia".  Controllo - Prima di far approvare il bilancio dal partito, Lusi faceva controllare il "suo" bilancio da uno dei revisori dei conti. Lusi segnalava i punti deboli sui conti e il revisore di turno aiutava a tamponare le falle più problematiche: tutto in ordine, fino a quando il caos non è scoppiato ed è partita la caccia al buco da 23 milioni di euro. Case, investimenti, contanti. Di tutto, ma Rutelli nega ogni coinvolgimento e dice che, in sostanza, Lusi avrebbe sì rubato, ma solo per sé. I liquidatori della Margherita chiedono che l'ex tesoriere restituisca tutto subito, ma ad attaccare più di tutti è proprio Rutelli. Quelle di oggi, secondo i legali dell'ex sindaco di Roma, sono solo la conferma delle "calunnie consumate ai danni" del leader della Margherita. I legali di Rutelli definiscono "fantasiosi particolari" alcuni elementi del racconto di Lusi  e avvisano l'imputato: "Sarà chiamato a rispondere". 

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