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Quella "strana intesa"tra Kyenge e Giovanardicontro la Bossi-Finie reato d'immigrazione

Giovanardi e Kyenge

Vogliono smontare la legge e abolire la norma: qualcosa si muove. Cécile e l'ex ministro sulle stesse posizioni. Maroni: "Non toccate la legge"

Andrea Tempestini
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Da un lato il fronte, compatto, di chi la legge la vuole smantellare. Dall'altro, oltre al Senatùr che l'ha battezzata per metà, chi difende la Bossi-Fini, al centro del dibattito dopo l'ecatombe di Lampedusa. Intervistato da Maurizio Belpietro, l'ex titolare del Viminale, Roberto Maroni, ribatte alle accuse: "Quella legge non è la causa delle tragedie. Criticare la Bossi-Fini è solo un orpello ideologico messo lì da chi non sa cosa fare o non vuole fare".  Contro la legge - Poi c'è chi come il ministro Cécile Kyenge lavora per smantellare la norma. E qualcosa si muove: "Ora metteremo sul tavolo di lavoro strumenti per rivedere le leggi sull'immmigrazione e il reato di clandestinità. Spero che questa strage ci possa far riflettere", ha spiegato nel corso della visita a Lampedusa. Quindi l'annuncio: "La settimana prossima (quella che è appena iniziata, ndr) avvieremo un coordinamento interministeriale per rivedere la Bossi-Fini". Tra le fila del governo, in sintonia con la Kyenge c'è Mario Mauro, ministro della Difesa di Scelta Civica (ex Pdl), che spiega: "Io ritengo, non da oggi ma fin da quando la legge Bossi-Fini è stata promulgata, che tutte le misure relative ad un miglioramento delle condizioni relative a un diritto di asilo siano da rivedere. Dobbiamo dare alle nostre norme la possibilità di agevolare chi si muove in soccorso di chi è in condizioni di difficoltà", ha aggiunto. Voce a sorpresa - Al coro che chiede di rivedere l'intero impianto normativo sull'immigrazione non si aggiungono soltanto i vari Boldrini e Vendola. C'è anche una voce a sorpresa, ed è quella di Carlo Giovanardi. Abbandonate le posizioni più dure, l'ex ministro inivta a "tornare alla impostazione originale della Turco-Napolitano con l'abrogazioni del reato contravvenzionale introdotto con la legge 94 del 2009". Giovanardi chiede di cancellare la Bossi-Fini e, contestualmente, di abolire il reato di immigrazione che fu introdotto successivamente. Per Giovanardi occorre "non scrivere libri dei sogni, ma trovare subito le risorse finanziarie per ampliare i Centri di prima accoglienza e rendere agibili e vivibili i CIE, sia dal punto di vista di un dignitoso trattamento degli ospiti che da quello delle effettività delle espulsioni, uscendo dalla logica perversa del risparmio, introdotta dal governo Monti, che costringe poi a spendere milioni di euro per chiudere e ristrutturare gli ambienti distrutti dalle rivolte". Sgambetto e assist - Giovanardi, in verità, si è sempre mostrato scettico sul reato d'immigrazione, sin dalla sua introduzione nel 2009. L'ex ministro, nelle ultime settimane, è stato uno dei grandi protagonisti delle lotte interne al Pdl: colomba - schierato al fianco di Angelino Alfano e pronto a restare "anche da solo" nel Pdl pur di non andare in Forza Italia -, aveva calcato la mano il più possibile per arrivare a una scissione, poi (per ora) evitata. La richiesta di abolire il reato di immigrazione rischia di polarizzare ulteriormente il dibattito nel Pdl, tra chi è favorevole alla cancellazione della norma e chi invece la difende. Da Giovanardi, insomma, arriva un altro mezzo sgambetto agli azzurri. E arriva un assist ad Alfano, vicepremier di un governo che, a breve, potrebbe smantellare sia la Bossi-Fini sia il reato di immigrazione. 

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