Berlusconi può "guadagnare" un anno con i servizi sociali
Berlusconi può "guadagnare" un anno di quasi-libertà. Le prime ipotesi sulla struttura, gli "sciacalli" alla Don Mazzi: tutto sull'affidamento
Il dado è tratto. Silvio Berlusconi chiederà i servizi sociali. La notizia è stata anticipata dal suo legale, Franco Coppi, e la richiesta verrà presentata settimana prossima. Una mossa tattica: il Cavaliere può guadagnare un anno di "quasi" libertà. I servizi, infatti, difficilmente inizieranno prima della primavera 2014: nel Tribunale di sorveglianza di Milano, dove entro il 15 ottobre verrà sottoposta la richiesta, il tempo medio dell'udienza necessaria a valutare le richieste di affidamento in prova dei condannati sfiora in media un anno. Anche per questo motivo, dunque, è facile ipotizzare che quanto anticipato da Coppi corrisponda a verità. Ai servizi sociali, comunque, la vita di Berlusconi è destinata ad essere stravolta. Avrà il divieto di frequentare pregiudicati. Non potrà uscire dopo le 11 di sera e prima delle 6 del mattino, né viaggiare all'estero (il passaporto gli è stato ritirato) o di notte, né uscire dalla regione del luogo di residenza. Ogni eccezione per "gravi necessità" dovrà essere documentata e autorizzata dall'Ufficio esecuzione pene, con il quale dovrà "mantenere contatti e relazionarsi con l'assistente sociale designato". Vi è poi un'ulteriore trappola: alla fine della prova il Tribunale potrebbe certificare il fallimento del progetto e, dunque, far rivivere la pena del condannato, tutta o in parte. Dove va? - Nel frattempo cominciano a circolare le prime ipotesi su dove Berlusconi possa svolgere i servizi sociali. Tra le opzioni più accreditate, il Ceis, la comunità terapeutica delle tossicodipendenze fondata da don Mario Picchi, che già accolse per i servizi sociali Cesare Previti. Vorrebbe dire andare a Roma, ed infatti Berlusconi ha già cambiato la residenza (anche se la richiesta di messa in prova deve essere avanzata a Milano, dove è stato condannato). Sullo sfondo restano gli sciacalli come Don Mazzi, che ribadisce il suo invito: "Faccia i servizi sociali da noi, venga qui in silenzio". Frase a dir poco paradossale, se pronunciata da chi, in silenzio, non ci è mai stato.