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IL CAV QUASI SPACCIATORimane l'ultima carta:voto segreto al SenatoEcco come si può salvare

Silvio Superman: visto da Benny

Subito i grillini chiedono lo scrutinio palese sulla decadenza, difficilmente lo otterranno. E se poi fossero loro ad aiutare Berlusconi?

Andrea Tempestini
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Quasi spacciato. La Giunta, senza sorpresa alcuna, propone la decadenza di Silvio Berlusconi. In breve l'iter: il 9 ottobre la realazione con cui il presidente Dario Stefano proporrà la "cacciata" dal Senato del Cavaliere verrà approvata dalla Giunta stessa; poi (a partire dal 10 ottobre) Palazzo Madama avrà 20 giorni di tempo per ratificare l'esilio politico del leader Pdl. Con tutta probabilità il voto in aula cadrà tra il 14 e il 18 ottobre. Quasi spacciato, appunto. A Berlusconi resta solo una flebile possibilità: un esito (imprevedibile) del voto (segreto). Forche grilline - Il terreno di scontro ora - non a caso - si sposta sulle modalità di votazione. Da tempo i grillini hanno imbracciato la forca: il M5S vuole cambiare il regolamento, trasformare il voto da segreto a palese. L'obiettivo pentastellato è quello di blindare la decadenza del Cav (quale grillino o quale senatore del Pd si prenderebbe la briga di votare per la salvezza di Berlusconi?). Pochi minuti dopo il voto di oggi in Giunta i grillini sono tornati alla carica. Parla la capogruppo Paola Taverna: "Chiediamo il voto palese. Per evitare il voto segreto in aula basta che il Pd e le altre forze politiche che si erano espresse a favore del voto palese appoggino la proposta di modifica di regolamento depositata dal M5S". Le posizioni - Da Largo del Nazareno, in risposta, si leva la voce di Felice Casson, ex pm, membro della Giunta. Casson sposa le posizioni grilline: "Noi abbiamo già chiesto pubblicamente che si voti in maniera palese. Per due motivi: uno è di ordine pubblico, in modo che ciascuno si prenda le proprie responsabilità e abbia il coraggio delle proprie idee. Il secondo motivo è che la questione della decadenza non è istituto di tipo personale, ma uno strumento a tutela della istituzione". Scontato il parere contrario del Pdl, motivato da Renato Schifani: "Il regolamento è chiaro, a meno che il presidente Grasso non intenda alterare il regolamento. Io - aggiunge - ho fatto per anni il presidente del Senato e ricordo che sul caso di De Gregorio fu proprio Zanda, per il Pd, a chiedermi che il voto fosse segreto". Lo scontro - La discussione sulla procedura è destinata ad accendersi. Nel frattempo si può provare a ragionare sugli scenari. Dopo non aver mollato nulla in Giunta, in un contesto politico che resta fragile e incandescente - dichiarazioni di Casson a parte - è difficile ipotizzare che il Pd si impegni in una guerra per la modifica del regolamento. Certo, il voto di fiducia appena incassato da Letta rende l'esecutivo più stabile, Berlusconi (forse) non ne può più decidere le sorti (il premier sa di avere i numeri e che il Pdl in caso di crisi è pronto a spaccarsi). Questo, per il Pd, potrebbe essere un argomento valido per spingere sul voto palese: il Cav è all'angolo, non ne può più uscire. Ma perché calcare la mano per modificare un regolamento già scritto? Perché rischiare un "rigurgito" d'orgoglio berlusconiano di quelle colombe che potrebbero tornare nel nido del leader ulteriormente vessato? Il dubbio - Il voto palese, dunque, è tutto tranne che certo. Ed è in questo contesto che cominciano a serpeggiare i primi sospetti. Ovvio che il voto segreto, per definizione, possa riservare sorprese (anche se le possibilità sono ridotte al lumicino). Meno scontato il fatto che le "sorprese" siano firmate dai Cinque Stelle. Il dubbio viene instillato da Stefano Esposito, vicepresidente della commissione Trasporti, che spiega: "I grillini senza Berlusconi sono morti. Quello che stanno facendo in Giunta, con un vero e proprio assist a Berlusconi, è propedeutico a quello che faranno in aula (al voto sulla decadenza, ndr). Lì - prosegue Esposito - dovremo stare molto attenti, perché voteranno contro la decadenza. Lo avevo detto, si sta verificando". Traduciamo il pensiero di Esposito. Il democratico, quando parla di "assist in Giunta", si riferisce agli insulti vergati dal grillino Vito Crimi su Facebook contro Berlusconi. Improperi a ridosso del voto (in Giunta) che hanno rischiato di bloccare i lavori con la ricusazione del pentastellato. Quindi Esposito estende il ragionamento al prossimo voto, quello al Senato: se fosse segreto, il M5S potrebbe salvare Berlusconi. Il piano è potenzialmente perfetto: il "nemico assoluto" resterebbe in sella, e parimenti potrebbero puntare il dito contro il Pd, parlare di inciucio, sbraitare contro la Casta e il "malaffare" di Palazzo. Forse si tratta solo di fantapolitica. O forse no. Berlusconi e il Pdl lo sanno: l'ultimo obiettivo rimasto è il voto segreto. Poi, si vedrà. di Andrea Tempestini @antempestini

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