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Perde il Pd, saltano i piani di Renzi, Epifani e Bersani

Matteo Renzi

Il Pd voleva sbarazzarsi di Silvio e dei falchi Pdl. Invece Berlusconi stupisce tutti e tira dritto: dovranno fare i conti soprattutto con lui

Michele Chicco
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Silvio Berlusconi dice sì alla fiducia e il governo va avanti con il sostegno, compatto, del Popolo delle Libertà. I dissensi delle ultime ore sono svaniti, come neve al sole, nello spazio dell'intervento in Senato del Cavaliere. Enrico Letta avrà tirato un sospiro di sollievo perché nel suo discorso aveva messo tutto in chiaro, ma gli altri esponenti del Partito democratico non hanno sorriso più di tanto all'annuncio choc di Sivlio. Il Pd, oggi, si sarebbe voluto sbarazzare del leader azzurro, invece è costetto a continuare l'esperienza di governo anche con i falchi del Pdl. Ancora una volta, insomma, Silvio fa perdere i democratici che continuano a convivere con il peggiore dei loro incubi. Renzi - Il più scontento di tutti è il sindaco di Firenze. Ieri pomerggio Matteo Renzi si è precipitato a Palazzo Chigi: ha stretto la mano a Letta dopo aver strappato una promessa sul reciproco sostegno. Il sindaco sperava che, senza i falchi del Pdl, la sua strada verso il governo del Paese sarebbe stata sì più lunga, ma in discesa: avrebbe preso tempo per conquistare il partito (a dicembre) e poi avrebbe puntato, dritto dritto, alla premiership. Adesso, invece, è costretto a continuare la sua politica di lotta e di governo nei confronti di Letta perché non può permettersi di rimanere schiacciato dai berlusconiani più accesi che lo vedono come fumo negli occhi. Allora è così che potrebbe diventare una vera spina nel fianco del governo: cavalcherà i sentimenti di pancia della base democratica, criticherà Letta, rischiando giorno per giorno di bruciare ogni speranza per il suo personale futuro. Chissà se, adesso, Letta non si sia pentito di quell'accordo chiuso ventiquattro ore fa, di sicuro il sindaco si starà facendo i suoi bei calcoli: nessun pallottoliere, ma idee sul tavolo per cercare di arginare il pericolo emarginazione.  Epifani - Il segretario pro tempore dei democratici, anche, non ha sorriso all'annuncio del Cavaliere. I falchi più berlusconiani di Berlusconi portano avanti una politica intransigente nei confronti del Partito democratico e non concedono nulla ai ministri di casa dem. Per questo, Guglielmo Epifani sperava che loro uscissero dalla intese che sarebbero diventate meno larghe, ma certo più sicure. Invece Berlusconi ha stupito tutti ed ora costringe il Pd a convivere con deputati come Daniela Santanché. Il nodo Giunta, poi, è ancora vivo: il Pd, certo, voterà per la decadenza del Cav., ma lui fa ancora parte del governo e i ricatti se non fanno paura, creano quantomeno scompiglio. Sarebbe potuta andare meglio per la segreteria che colleziona, ormai, solo gatte da pelare.  Bersani - Nemmeno questa volta, poi, il giaguaro è stato smacchiato. Oggi i numeri c'erano, erano così forti che l'aritmetica ha costretto Berlusconi ad una improvvisa marcia indietro. Bersani avrà rivissuto l'incubo del 14 dicembre 2010 oppure, se preferite, quello vissuto all'indomani delle elezioni politiche del 2013. Il Cavaliere è riuscito con il suo colpo di teatro a restare in sella al governo: probabilmente decadrà nelle prossime settimane, ma i falchi del Pdl per ora sostengono lo stesso governo del Pd. Loro, i falchi, continueranno a governare con il Pd e non smetteranno, mai, di far polemica con i ministri, sia del Pd che azzurri. Il governo, insomma, continua a comminare su strade larghe, ma al Largo del Nazareno avrebbero preferito stringersi un po'.

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