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Governo, Alfano: "Domani tutto il Pdl voti la fiducia a Letta"

Angelino Alfano ed Enrico Letta

Ignazio Stagno
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La scissione del Pdl incombe. E' possibile. Probabile. Ma Angelino Alfano alza la posta in gioco. Il segretario del Pdl smentisce le voci che parlano di un gruppo nuovo in Senato e rilancia: "'Rimango fermamente convinto che tutto il nostro partito domani debba votare la fiducia a Letta. Non ci sono gruppi e gruppetti''. Il segretario prova a mettere sul tavolo quel "quid" che troppo spesso gli è mancato. Vuole serrare i ranghi del Pdl e sfidare, di fatto, la linea dei falchi chiedendo un voto compatto al governo Letta. Ad Alfano però risponde il coordinatore del Pdl, Sandro Bondi: "Noi voteremo la fiducia a Letta solo se ce lo chiede Berlusconi". La situazione resta fluida. Alfano la gestisce, o almeno ci prova. La svolta arriva dopo il vertice con Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli: secondo le indiscrezioni il Cavaliere vuole frenare sulla crisi di governo. Troppe le incertezze, troppi i dubbi. I sondaggi condannano la scelta e, soprattutto, Berlusconi fatica a spiegare al suo elettorato le ragioni di un gesto che porta in dote l'aumento Iva e il ritorno dell'Imu.Voci di scissione - Le indiscrezioni da fonti Pdl, intanto, si susseguono a ritmo incessante. Gli "alfaniani" in vista del voto di fiducia al governo Letta previsto per domani starebbero preparando un piano-b, un nuovo gruppo parlamentare e un nuovo soggetto politico. Fervono i contatti tra le cosiddette colombe del Pdl per dar vita a dei gruppi autonomi e sostenere il governo Letta in dissenso da Silvio Berlusconi. Al di la' delle adesioni, chi si sta occupando di organizzare la scissione, avrebbe gia' pronto il nome 'Nuova Italia' con cui battezzare il nuovo movimento. Le manovre frenetiche, e drammatiche, in vista del voto di fiducia vanno avanti. Si decide il destino del governo Letta, e quello del Pdl/Forza Italia. Gli azzurri sono spaccati tra chi vuole che le larghe intese continuino e chi, invece, vuole affossare subito il premier. In prima fila, tra le colombe, Maurizio Lupi e Mario Mauro. La fazione dei "40" - Il primo, dopo l'incontro di lunedì con Silvio Berlusconi, a chi gli esprimeva rammarico per la mortificazione subita dal Cav, rispondeva: "Veramente sono io a essere dispiaciuto per voi". Il secondo, invece, ha parlato a Palazzo Madama. Mauro, in uno dei mille vertici improvvisati con i suoi, ha spiegato che se Berlusconi dovesse proseguire sulla via della rottura il Pdl rischierebbe il crac. "In quindici - ha spiegato - sono già pronti a lasciare. Ma se Alfano si schierasse con Lupi, rendendo la spaccatura clamorosa, dal partito potrebbero uscire anche 40 unità. Lupi e Mauro, dunque, sono i grandi registi della campagna per mettere all'angolo Berlusconi al Senato. E di questi 40 senatori che sarebbero disposti a fare il grande salto ne ha parlato anche Carlo Giovanardi: "Siamo anche piu' di 40 e siamo fermi nel voler mantenere l'equilibrio di governo: Per questo voteremo la fiducia".

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