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Pdl, confronto a Palazzo Grazioli tra Berlusconi e Alfano

Andrea Tempestini
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Sul banco degli imputati ci finisce Angelino Alfano. Nel Pdl è l'ora del chiarimento. Del redde rationem. E' l'ora delle decisioni: il partito si spaccherà tra chi vuole le elezioni e chi, invece, vuole sostenere ancora il governo Letta? Prima che la palla passi al Parlamento con il voto di fiducia, il duello si gioca a Palazzo Grazioli. Ora 12 di martedì primo ottobre. Da Silvio Berlusconi, appunto, c'è Alfano, stretto nella morsa del tandem dei falchi: il neo-super falco, il Cavaliere, e il fidatissimo Denis Verdini. La notizia del vertice nella residenza romana è stata fatta trapelare da fonti parlamentari. Il vicepremier e segretario azzurro ha dovuto rendere conto al leader delle sue ultime prese di posizione. Ora deve decidere: o con Silvio o contro Silvio. Il vertice è stato lungo, teso: tre ore e mezza, si è concluso alle 15.30.  La testa della pitonessa - L'unica indiscrezione l'ha fatta trapelare Daniela Santanchè, secondo la quale, nel vertice, Alfano avrebbe chiesto la sua testa: "Mi risulta che il segretario ha chiesto la mia testa come condizione per mantenere l'unità del Pdl-Forza Italia - ha dichiarato in una nota -. Detto che ciò dimostra la strumentalità della protesta in corso da parte dei nostri ministri dimissionari, non voglio offrire alibi a manovre oscure e pericolose. Pertanto la mia testa la offro spontaneamente al segretario Alfano, su un vassoio d'argento, perchè l'unica cosa che mi interessa per il bene dei nostri elettori e dell'Italia è che su quel vassoio non ci finisca quella del presidente Berlusconi". Faccia a faccia - Dall'esito di questo confronto dipende il futuro delle larghe intese: verranno archiviate già nel voto di fiducia di mercoledì, oppure grazie a pezzi del Pdl - capeggiati appunto da Alfano, Lupi e Quagliariello - riusciranno a vivacchiare ancora? In caso di scissione, secondo le ultime indiscrezioni di stampa, sarebbero una quarantina i senatori azzurri pronti ad accordare nuova fiducia a Letta. Se dopo il vertice di Palazzo Grazioli il partito si ricompattasse (difficile però ipotizzarlo), al premier resterebbe soltanto la strada di una maggioranza alternativa (Letta, infatti, ha rifiutato i "sette giorni" proposti da Berlusconi per votare su Iva, Imu e approvare la legge di stabilità). Spacchettamenti - Ma anche nel caso in cui nel vertice fosse stata sancita una sorta di tregua armata tra Berlusconi e il teorico delfino Alfano, la spaccatura nel medio periodo del Pdl/Forza Italia appare insanabile. Come detto, non c'è solo Alfano a spingere per uno spacchettamento. Lupi, Quagliariello e anche Mario Mauro spingono affinché le strade si separino: troppi i sospetti, i timori e i dubbi dopo la svolta corsara del Cavaliere. Il percorso, ora, è obbligato: prima il vertice, quindi il voto di fiducia. Soltanto dopo avremo le idee chiare su ciò che sarà del governo. E del Pdl.

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