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La Lega verso il congressoMaroni non si ricandidaPrimarie per il segretario

Tutti gli iscritti da cinque anni potranno partecipare all'elezione del leader. Bossi ci sta pensando

Nicoletta Orlandi Posti
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La Lega ha deciso la data del congresso che eleggerà il successore di Roberto Maroni. Il 14 e il 15 dicembre, tutti i militanti che hanno la tessera della Lega Nord da almeno cinque anni potranno partecipare all'elezione del nuovo segretario federale del movimento. Nuove le regole con le primarie e nuova anche la location: il congresso si svolgerà al al Lingotto di Torino. "Il nuovo segretario avrà tutti i poteri per portare la Lega a eventuali elezioni anticipate, se ci saranno", ha puntualizzato Maroni ribadendo che il sistema di voto del congresso sarà definito nei particolare dal consiglio federale, che si riunirà la "prossima settimana". Di certo c'è che "Non mi ricandido a segretario federale della Lega nord", ha spiegato Maroni spiegando che "faccio il governatore della Regione Lombardia e, siccome mi è anche stato rinfacciato il ruolo all'interno del movimento, adesso mi dimetto, perché ci vuole una persona che si occupi al cento per cento della Lega. Non ritorno sulla mia decisione che è giusta per me e per la Lega". Riguardo alle primarie del Carroccio Maroni spiega che si tratta di "una novità perché potranno votare in tanti, quanti ci mettono l'anima nel movimento, quanti hanno costruito la storia della Lega". "Si andrà al voto e non alla conta - ha sottolineato - perché la democrazia non è fatta per fare regole volte a fregare gli altri". "Guardiamo al futuro - ha proseguito Maroni - e il futuro appartiene a chi crede alla bellezza dei propri sogni e il nostro è quello di diventare il primo movimento politico, il primo partito del nord, per questo dobbiamo investire sul nuovo, sui giovani; è anche per questo che non ci preoccupa il Pdl o Forza Italia, con il quale nel nord siamo alleati". "E' per questo - ha concluso - che ci candidiamo anche a guidare il centrodestra. Abbiamo la voglia e gli uomini per farlo, non abbiamo paura di nessuno e se vengono le primarie ci saremo". Bossi verso la candidatura - Quanto alle affermazioni di Umberto Bossi che ha criticato come Maroni abbia assolto il ruolo di segretario, Maroni con un sorriso ha risposto: "Gli voglio bene".  Da parte sua si dice certo che la sua ricandidatura alla segreteria la vogliono in tanti. "Chiedono che mi ricandidi - sostiene - e se dico il contrario mi invadono la casa. Deciderò all'ultimo momento, sono al servizio della Lega". Poi in assemblea Maroni sferza la gente del Carroccio, e si distingue un nuovo corso che farebbe impallidire l'eventuale corsa del Senatur. "Non siamo degli sfigati - dice dal palco il governatore della Lombardia - siamo il grande popolo della Lega. Al Congresso voglio che ci sia l'immagine della potenza della Lega: dobbiamo far vedere che abbiamo i muscoli". Il che significa dare spazio ai giovani, lanciando la sintesi emersa dalle 92 mozioni presentate a Venezia dalle assemblee nazionali e dai dipartimenti federali. Al centro di tutto - per Maroni - c'è la Macroregione del Nord che il Carroccio vuole costruire e governare anche se sarà "un percorso lungo, difficile e impegnativo e che ha l'ambizione di essere un modello per l'Europa, coinvolgendo le realtà locali confinanti". Le regole del congresso - L'idea di Roberto Maroni di aprire al voto dei militanti la scelta del suo successore ha ripianato i dissidi con Umberto Bossi e suscitato gli entusiasmi della platea dei dirigenti del Carroccio. Ma, come ha riconosciuto lo stesso segretario leghista nel suo intervento all'assemblea federale di Venezia, confligge con le norme del movimento disciplinate dallo statuto approvato solo un anno fa. Tra gli schemi che si stanno vagliando per ovviare questo intoppo 'burocratico' (che potrebbe però portare a pericolosi ricorsi) e gli altri problemi organizzativi, l'ipotesi più gettonata al momento sarebbe quella di fare il congresso in due tempi: prima la consultazione aperta ai militanti, che avverrà nelle sezioni di partito, poi lo scrutinio e l'assise al Lingotto di Torino con i delegati dell'ultimo congresso che si limiteranno a ratificare la decisione espressa dai militanti con il loro voto. E tra le date sul tavolo dei responsabili organizzativi della Lega, in primo piano il fine settimana del 7 e dell'8 dicembre (il congresso è stato annunciato il 14-15), ovvero in coincidenza con le primarie del Pd. Le modalitù del congresso in cui la Lega dimostrera' la sua "potenza", ha spiegato Maroni, saranno decise in una riunione del consiglio federale gia' la prossima settimana (probabilmente sabato). Finora tutti i dirigenti che fanno parte del massimo organo esecutivo del partito si sono dichiarati soddisfatti dell'idea delle primarie. A partire da Bossi che solo ieri aveva minacciato di andare con i dissidenti di 'Padania Libera' se fosse toccato nuovamente ai delegati che hanno eletto Maroni l'anno scorso scegliere anche il nuovo segretario. Il senatur pretendeva l'elezione di nuovi delegati e, quindi, il rinvio del congresso. La proposta di Maroni "va bene", ha sentenziato oggi: niente più minacce di uscire dalla Lega, parole di elogio nei confronti di Giarcarlo Giorgetti e Matteo Salvini, i più papabili tra i lombardi. Soddisfatti delle primarie anche i governatori di Veneto e Piemonte. "Il congresso aperto è musica per le mie orecchie", ha esultato Luca Zaia, mentre per Roberto Cota, con questa proposta, la "Lega parte lancia in resta". Contenti anche i due vice di Maroni. E' una "bella idea", ha commentato Flavio Tosi. "E' la Lega, questa, un partito che ha sempre coinvolto i militanti, e se lo fa al massimo livello tanto meglio", ha aggiunto Salvini. Ora bisogna solo decidere come. Il segretario-governatore si è spinto a proporre di far confluire a Torino i "diecimila militanti" e farli votate tutti, "a costo di tenere le urne aperte anche la notte". Ma tra gli organizzativi questa soluzione viene giudicata troppo difficile da realizzare e se ne stanno valutando altre, anche per bypassare le regole dello statuto. La 'carta' del Carroccio, infatti, stabilisce all'articolo 9 che al congresso federale "partecipano i delegati espressi dai congressi nazionali (regionali, ndr.)", oltre ai membri di diritto (i vertici del partito e chi ha incarichi istituzionali). Un segretario eletto dai militanti rischierebbe ricorsi che potrebbero rendere nullo il suo incarico. L'escamotage che si e' pensato per ovviare a questo ostacolo e allo stesso tempo evitare una modifica dello statuto, e' di fare in modo che i delegati si limitino, con il loro voto, a ratificare il nuovo segretario scelto nelle primarie. A questo punto le primarie dovrebbero tenersi prima del congresso, nei giorni o nel fine settimana precedenti. Con il rischio di sovrapporsi a quelle dei Democratici, l'8 dicembre (anche se i leghisti pensano a un voto in due giorni, che quindi inizierebbe il 7).

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