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Pansa: Vi racconto il primo, vero Berlusconi. Quello che vinceva

Giampaolo Pansa

Il Silvio degli esordi, Sua Emittanza, aveva fiuto, decisione ed energia. Ma quel 1993 ormai è lontano...

Giulio Bucchi
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A Silvio Berlusconi piace il ritorno al passato? Allora torniamoci anche noi, per fargli un tantino di compagnia. La prima data cruciale è il martedì 23 novembre 1993. E il posto è Casalecchio di Reno, 34 mila abitanti, alle porte di Bologna. Qui sorgeva, e forse sorge ancora, un megamercato. Stava su una strada che sembrava scelta dal destino per far presagire una storia a metà fra lo spettacolo e la tragedia: via Marilyn  Monroe. Vent'anni fa si chiamava Euromercato Shopville Gran Reno. Il proprietario era il Cavaliere o Sua Emittenza, come veniva chiamato allora. In arrivo a Casalecchio per inaugurare quel tempio del commercio, nato per vendere, vendere, vendere.   Due giorni prima, a Roma si era votato per il sindaco. Gianfranco Fini, gran capo del Msi, aveva raccolto 619 mila voti, il 35,8 per cento, un record per il suo partito. Ma l'altro candidato, il progressista Francesco Rutelli, era riuscito a fare meglio: 684 mila voti, il 39,6. Dunque si sarebbe andati al ballottaggio.  A Casalecchio Sua Emittenza doveva celebrare l'apertura del megamercato e poi tenere una conferenza stampa. Davanti alle telecamere dei tre tigì Fininvest, nel rispondere a un cronista, sdoganò Fini e anche se stesso. Del leader missino disse: «Se abitassi a Roma, al ballottaggio voterei Fini, perché rappresenta bene i valori del blocco moderato nei quali io credo: il libero mercato, la libera iniziativa, la libertà d'impresa, insomma il liberismo».  Poi aggiunse parole che svelavano il suo passaggio del Rubicone. Come un novello Cesare televisivo, ormai avviato alla conquista del potere politico, scandì: «Se le forze moderate non si unissero, allora dovrei assumermi le mie responsabilità. Non potrei non intervenire direttamente. Non potrei lasciare andare l'Italia su una strada sbagliata senza far nulla. Sarei costretto a mettere in campo la fiducia che molta gente ha in me!».  E infine, rivelando una delle arti magiche che tante volte avrebbe sfoderato, il vittimismo, offrì alla truppa dei cronisti una smorfia di sofferenza, recitata con la perizia di un attore consumato. Mimando una profonda tristezza, concluse: «Se nulla di nuovo avverrà, dovrò bere io questo amaro calice!».   Leggi il Bestiario integrale di Giampaolo Pansa su Libero in edicola oggi, domenica 22 settembre

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