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Berlusconi, Giunta: il voto mercoledì

Enrico Letta

Andrea Tempestini
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Il giorno del giudizio: mercoledì 18 settembre. C'è anche un'ora: le 20.30. E' stato trovato l'accordo in Giunta per le elezioni del Senato sul caso delle decadenza di Silvio Berlusconi e sul momento della votazione.. La proposta di programmare il voto per mercoledì era stata avanzata dal presidente della Giunta, Dario Stefano, e accolta all'unanimità. La discussione prosegue, e verrà aggiornata a lunedì, quando la Giunta lavorerà dalle 15 alle 20. Stefano ha inoltre proposto una seduta per martedì 17, dalle 9 alle 14. Ma tutta l'attenzione viene catalizzata da martedì 18, il giorno del giudizio: per Berlusconi, ma anche per il governo Letta. Verso il crollo - La politica italiana, in questa convulsa settimana, si fa tutta in tre stanze: la Giunta, lo studio di Giorgio Napolitano e quello del Cavaliere, ad Arcore, il fortino in cui Silvio si è arroccato. Poche le variabili possibili. Forse solo una, che riguarda il leader del Pdl. Berlusconi riflette sulle dimissioni per giocare d'anticipo sulla Giunta (ed evitarne il voto) e per permettere così al Capo dello Stato di provare ad aiutarlo. La situazione potrebbe però precipitare presto. Pare tutto scritto: in Giunta verranno bocciate le proposte del relatore Pdl, Andrea Augello. A stretto giro di posta, dopo la bocciatura delle proposte di Augello, si riuniranno i gruppi parlamentari azzurri, in quel "consiglio di guerra" saltato all'ultimo secondo martedì sera, dopo il messaggio del Quirinale. Gli azzurri, riuniti, potrebbero davvero decidere di far saltare il banco. La mediazione con il Pd è impossibile. L'ordine che parte da Largo del Nazareno è chiaro: proseguire senza indugi e con la massima rapidità fino alla decadenza di Berlusconi. E a quel punto, martedì o mercoledì, che la spina al governo delle larghe intese potrebbe essere staccata. Ora x - L'unica pedina in grado di cambiare le carte in tavola resta il Cavaliere. I figli, ad Arcore, avrebbero provato a convincerlo a dimettersi da Senatore, spiegando che le carte per la richiesta di grazia sono già pronte. In ballo ci sono anche interessi economici, la difesa di Mediaset in particolare. Con le dimissioni, come detto, il voto in Giunta verrebbe disinnescato, e Napolitano potrebbe percorrere una strada più semplice verso la commutazione della pena o l'eventuale grazia. Nella trattativa per un salvacondotto (seppur parziale), in caso di passo indietro del Cav, il Colle proverà a inserire la stabilità del governo Letta, ma anche in questo caso Berlusconi non sarebbe disposto a fare ulteriori concessioni alle larghe intese. La cui ora x, in tutti gli scenari, pare cadere nei primi giorni della prossima settimana.

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