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Ecco perché Napolitano ha aiutato Berlusconi

Giorgio Napolitano

Andrea Tempestini
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Zio e nipote, il premier e il consigliere del Cav, Enrico e Gianni Letta, sono stati i protagonisti della mediazione che, all'ultimo secondo utile, ha salvato il governo delle larghe intese (il cui futuro resta nebuloso e a tratti indecifrabile). Ma il regista delle intense e frenetiche trattative che hanno portato allo slittamento del voto in Giunta elezioni su Silvio Berlusconi è stato Giorgio Napolitano. Telefonate, pressioni, incontri per aiutare il Cav. Poi quel monito, che sembrava rivolto ai vertici di Largo del Nazareno: "Se non teniamo fermi e consolidiamo i pilastri della nostra convivenza nazionale tutto può essere richio". Serve tempo - Parole precise. E pesanti. Nel giro di pochi minuti, nel pomeriggio di un convulso martedì 10 settembre, lo scenario muta. Il Cavaliere annulla il "consiglio di guerra" con i vertici azzurri previsto per oggi. Inizia a circolare una voce: "Il voto in Giunta slitterà". E il voto, come detto, è slittato. La soluzione, certo, è tutto fuorché definitiva. Il nodo della decadenza è destinato a venire al pettine quanto prima: tra un giorno, una settimana oppure, secondo i più ottimisti del Pdl, tra un mese. Ma l'obiettivo, sia di Napolitano sia di Berlusconi, è dilatare i tempi. Mai al voto - Il Cavaliere, in questo tempo, riflette su come uscire dalla trappola. Missione quasi impossibile: dimissioni? Marina in campo? Un nuovo gesto di responsabilità? La rottura? Lo scopriremo. Napolitano, in parallelo, in questo lasso di tempo cerca di evitare il crollo delle larghe intese. Re Giorgio, è noto, in caso di crisi potrebbe dimettersi. Non prima però di aver provato a formare una nuova maggioranza. Il Colle ha le idee chiare: causa crisi e causa Porcellum (da cambiare, si spera), ora, le elezioni sono uno scenario da neutralizzare. Nel caso la missione fallisse, Napolitano lascerebbe la scena, ovvero il Quirinale. Il pallottoliere - L'inquilino del Colle spiega che, considerata la difficile congiuntura economica, la crisi di governo non è sostenibile. Ma non è solo questione di crisi. E nemmeno questione di solo Porcellum. E' anche, infatti, una questione di numeri. Stando ai diversi boatos, stando ai numeri e al pallottoliere, nel caso franasse il "governo di servizio" guidato da Letta ci sarebbero i numeri per un bis del Letta stesso. Berlusconi teme i traditori del Pdl, Grillo quelli dei 5 Stelle e poi altri parlamentari in ordine sparso potrebbero accordare la loro fiducia all'ipotetico esecutivo dei rattoppi. Botte da orbi - Ma i numeri sono ballerini. I numeri, in quanto numeri, potrebbero anche non esserci, cambiare, scomparire. Troppo alto l'azzardo. Ed è (anche) per questo che Re Giorgio è entrato in scivolata, un tackle tanto disperato quanto efficace per allungare la vita al governo. Oltre ai numeri, poi, ci sono le prospettive che offrono i numeri stessi. Quali? Una su tutte. Nelle "strane" intese (bis) ci sarebbero Pd, pezzi di Pdl e in parte grillini. Possibile tenerli insieme? Difficile, difficilissimo, basti vedere cos'è successo poche ore fa alla Camera: una ridda d'insulti, un triangolo di improperi che aveva ai suoi vertici Laura Boldrini, gli azzurri (con il Pd a dar loro manforte) e i pentastellati, massimi teorici del "tutti ladri, tutti a casa". Quale futuro? - Il Parlamento: una pentola a pressione piena di chiodi, sul cui coperchio pronto a saltare via s'abbarbica Napolitano. Infine ci sarebbe anche una questione meramente democratica - nel senso di Pd -, ossia il congresso e la guerra fratricida che frantuma il Nazareno in correnti e correntine. C'è una sinistra, una destra, c'è chi vuole il M5S e chi tra i grillini li stuzzica. Un partito in fieri, dunque, con una spiccata tendenza all'autodisintegrazione. Possibile sperare che l'Italia rinasca grazie a loro, oppure grazie a un Pdl che, ad oggi, rischia di restare - anzi resterà - acefalo, orfano del leader Berlusconi? Possibile, ma altrettanto difficile. Così Napolitano, poche ore fa, ha deciso di aiutare Silvio. Ma quel coperchio è sempre pronto a saltare. di Andrea Tempestini @antempestini

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