CAV, ULTIMO RILANCIO:"Vogilio un risarcimento,ma che sia pieno..."
Meno due alla giunta. Berlusconi alza la posta con il Colle. Alfano più cauto: "La fiducia di Napolitano in noi è ben riposta"
Silvio Berlusconi alza la posta e rispedisce al mittente la soluzione del Quirinale - grazia come viatico per l'uscita di scena dalla politica -, una roba inaccettabile per lui: «Sono stato giudicato da un tribunale politico, sono la vittima di questo sistema ingiusto». Per cui: o il risarcimento è pieno o il Cavaliere non si accontenta di una mancia. Non è nella sua indole. «Crisi inevitabile» Ma intanto frena la macchina che era già in corsa. La crisi è una prospettiva inevitabile, secondo l'ex presidente del Consiglio, ma così, a freddo, è un po' troppo. C'è bisogno di un appiglio e Silvio aspetterà lunedì per vedere l'atteggiamento del Partito democratico in Giunta per le Elezioni. Se tra i dem, come lui sospetta, prevarrà la linea giacobina, allora alla malora: loro e il governo. Berlusconi è pronto al gesto estremo e, d'altronde, con i sondaggi che si ritrova in mano, sarebbe da fessi non valutare la strada del voto anticipato. Le ultime stime fatte da Euromedia research danno il Pdl in vantaggio sul Pd di 2,5 punti. E il centrodestra è 3 lunghezze avanti rispetto al centrosinistra. Dati sostanzialmente confermati anche da altri istituzioni di ricerca. Insomma: l'opinione pubblica non si lascia condizionare dalle sentenze definitive e il Cavaliere è sicuro di prendere il largo quando lancerà Forza Italia colpendo l'immaginario collettivo con un'inedita, e drammatica, campagna elettorale vissuta in semi libertà. Napolitano non scioglie le Camere? Si forma un Letta bis con i transfughi grillini? Peggio per loro, attacca Silvio, con un esecutivo del genere «noi arriveremmo al 40 per cento». Ma questa è fantapolitica. Che corre molto più veloce della realtà. Dove c'è un Quirinale che non vuole avallare «governicchi» o altri esperimenti pericolosi per la stabilità del Paese. E che, alla fine, potrebbe anche venire incontro al leader del Pdl. Purché non tocchi lo status quo. È la fluidità della situazione politica che consiglia a Berlusconi di non fare false partenze. Domenica, con ogni probabilità, non andrà più in scena il videomessaggio. E chi lo ha visto giura che Silvio, seduto nel suo studio di villa San Martino, non dà l'estrema unzione al governo, ma si limita a lanciare Forza Italia e a sacramentare contro Magistratura democratica. Le indiscrezioni, tuttavia, si inseguono e sono le più disparate. Indice della ripresa (ripresa?) delle ostilità tra falchi e colombe. I filogovernativi accolgono questo nuovo stop&go berlusconiano come una benedizione divina. Ancora qualche giorno per sperare di rappattumare la situazione tra un ultimatum e l'altro. Il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello spiega che «il governo sta meglio di 48 ore fa». E il vicepremier Angelino Alfano raccoglie con favore le parole di Napolitano: fa bene a fidarsi di Berlusconi, «è una fiducia ben riposta». I figli e la grazia La truppa azzurra moderata fa causa comune con i familiari e i manager delle aziende del gruppo. Dopo la missione diplomatica di Fedele Confalonieri presso il Quirinale, ieri girava voce di una lettera con la richiesta di grazia firmata da tutti e cinque i figli dell'ex tycoon. Ipotesi che stride con la questione d'orgoglio opposta dall'ex presidente del Consiglio. Della serie: non ho fatto nulla, non posso chiedere scusa. Ma in questo momento di confusione ogni soluzione ha l'opportunità di finire sulla scrivania di Silvio. Che, dopo aver visto ieri alla spicciolata i dirigenti azzurri (i capigruppo e Alfano), domani riunirà di nuovo il vertice del Popolo della libertà ad Arcore. Un incontro per decidere la linea (e la reazione) da tenere in vista della Giunta delle elezioni di lunedì. Nel frattempo a Palazzo si scommette sulle intenzioni del Cavaliere. «Una crisi di governo come ritorsione per la decadenza eventuale sarebbe impopolare e controproducente», afferma Massimo D'Alema. Berlusconi «ha troppo fiuto politico» per commettere un errore del genere. Si spinge oltre Pier Ferdinando Casini: «La catastrofe c'è, se nel Pdl prevalgono i falchi», spiega il leader dell'Udc aggiungendo che «un provvedimento di grazia per Silvio Berlusconi non sarebbe una cosa così singolare». di Salvatore Dama