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Biancofiore: "Senatori Pdl pronti a tradire? Finiranno come Fini"

Michaela Biancofiore e Gianfranco Fini

Andrea Tempestini
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Michaela Biancofiore, ha sentito? Nel Pdl ci sarebbe una pattuglia di venti senatori pronti a sostenere il governo Letta anche nel caso in cui Silvio Berlusconi optasse per la rottura. «Non ci credo». Senatori meridionali, per lo più. «Tutti quelli che hanno tradito sono finiti male». A chi pensa? «Fini docet. Ma non mi riferisco solo a lui». E a chi altri? «Ad esempio ai vari Italo Bocchino, Fabio Granata e Giustina Destro. Reietti e mai più rieletti». Insomma, in caso di crisi non temete un Letta-bis. «Non solo non lo temiamo, ma anche qualora vedesse la luce, un governo simile ci porterebbe in dote un consenso pressoché plebiscitario. I cittadini non ne possono più di certi artifici figli dell'opportunismo. E comunque in caso di crisi si andrebbe a elezioni anticipate». Cosa la fa essere così sicura? «Un governo Letta bis non lo vorrebbe nessuno. Non Beppe Grillo, non noi del Pdl, non Matteo Renzi. Sul cui carro, mi pare, stiano salendo in parecchi del Pd». E se, in caso di elezioni, lo sfidante del Cav fosse proprio Renzi? «Ho fiducia nel popolo italiano, che saprebbe scegliere tra chi è ricco di contenuti, come Berlusconi, e il tele-sindaco di Firenze».  In ogni caso è vero: il conto alla rovescia per il governo Letta, in cui lei è sottosegretario, uno è iniziato? «Il conto alla rovescia è iniziato il 1° agosto, giorno della sentenza della Cassazione su Silvio Berlusconi. Quel giorno ci saremmo aspettati da parte del Pd solidarietà umana e politica». Invece? «Invece da parte loro è iniziato un linciaggio ad personam. Ma non possono pensare di avere la botte piena e la moglie ubriaca». Sarebbe a dire? «Non possono pretendere che noi sosteniamo un esecutivo in cui il principale partner della maggioranza punta a mozzare la testa dell'altro socio. Noi del Pdl non siamo acefali. Lo vogliono capire o no che Pdl e Berlusconi simul stabunt simul cadent? Per il nostro gladiatore siamo pronti a tutto». Entri nel dettaglio. «Al via di Berlusconi, siamo pronti a scatenare l'inferno. Saremo con lui fino in fondo». In che modo? «Stando ventiquattr'ore al giorno nelle piazze per mobilitare il popolo italiano. Intensificando la campagna per la raccolta delle firme per i referendum radicali sulla giustizia. E, naturalmente, rassegnando le nostre dimissioni dal governo e da parlamentari».  C'è un modo per evitare che Pdl e Pd entrino effettivamente in collisione? «Ce n'è uno solo». E qual è? «Enrico Letta, il presidente del Consiglio, non finga che il problema Berlusconi non gli appartenga. Sostenerlo è folkloristico». E cosa dovrebbe fare il premier? «Innanzitutto ricordare che lui è a Palazzo Chigi per la responsabilità, e la disponibilità, dimostrate da Berlusconi. Che è, gli ricordo, il leader del principale partito che appoggia il suo governo». E poi? «Letta, che è il primo interlocutore del presidente della Repubblica, persuada, convinca Giorgio Napolitano a concedere la commutazione della pena, incluse le pene accessorie, a Berlusconi. Motu proprio, perché Berlusconi non può, chiedendo la grazia, riconoscere una colpevolezza che non ha». (tom.mon.)

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