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Belpietro, perché al Pdl non conviene la crisi

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Francesca Canelli
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Nel suo editoriale di oggi, venersì 6 settembre, il direttore di Libero Maurizio Belpietro spiega perché, in questo momento, al Pdl non conviene una crisi. L'ipotesi delle dimissioni di massa dei ministri del Pdl aprirebbe nuovi scenari, ma probabilmente non una crisi del governo Letta. Cinque posti da ministro e quindici da sottosegretario rimarrebbero liberi, e davanti a Palazzo Chigi "ci sarebbe la fila di onorevoli pronti a vendersi per un dicastero", scrive il Direttore. Spiegando poi come a Enrico Letta basterebbero due voti per la sopravvivenza dell'esecutivo, due voti facili da trovare visto che ci sono in palio 20 posi da distribuire. E la decisione di Giorgio Napolitano di istituire 4 senatori a vita ha sicuramente favorito una possibile sopravvivenza di Letta, come spiega ancora Belpietro. Il numeri non sono, purtroppo, favorevoli al popolo della Libertà  "Come è noto, fino a una settimana fa l'ipotesi di un esecutivo senza i berlusconiani non stava in piedi per carenza di voti, ma poi il capo dello Stato ha sentito l'urgenza di premiare con il laticlavio quattro illustri personalità progressiste, correggendo il risultato uscito dalle urne la scorsa primavera per volere degli italiani. Risultato: il Pd senza il Pdl è minoranza, ma dalla scorsa settimana lo è un po' meno", scrive Belpietro. (leggi l'editoriale integrale in edizione digitale) Gli scenari - Numeri alla mano, ad oggi al Senato ('lunico ramo del Parlamento in cui la sinistra non abbia i numeri per governare da sola) su 160 voti necessari per ottenere la fiducia ne mancano sei perché  "Il Pd più Sel, più Scelta civica e quattro senatori a vita freschi di nomina, fanno 154: dunque al quorum manca poco, anzi pochissimo". Ma Belpietro fa notare come "All'abbassamento della cifra necessaria a stare a galla contribuiscono però le malattie dei senatori e quindi al gabinetto Letta per sopravvivere sono sufficienti 158 voti, cioè solo quattro in meno di quelli su cui già  può contare. Tuttavia il quartetto necessario a soccorrere l'esecutivo in caso di crisi si riduce ulteriormente, perché sia Domenico Scilipoti che Alessandro Naccarato hanno già dichiarato di essere pronti a votare la fiducia anche senza il Pdl. Dunque servono appena due voti. E che volete che siano due voti se si dispone di venti posti da ministro o sottosegretario da distribuire a destra e a manca?".  Ma anche ammettendo che Letta non ce la faccia e dovesse essere costretto a rassegnare le dimissioni, aprendo così la crisi, le cose non andrebbero meglio per Berlusconi. Napolitano potrebbe giocarsi la carta del governo di scopo che potrebbe essere affidato al presidente del Senato Pietro Grasso o, come ha già scritto Libero, a Giuliano Amato.   

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