Governo, il piano di Letta per evitare la crisi
Il premier: "Sono ottimista, possiamo lavorare insieme". Ma in verità si prepara alla crisi: ha un piano per scongiurarla
La partita a scacchi del Cavaliere continua. Il finale della partita resta incerto, impossibile da anticipare: nemmeno nel Pdl, al di là delle dichiarazioni di facciata, nessuno si azzarda a ipotizzare un epilogo. Il governo resisterà? La domanda, per ora, restasenza risposta. Tanto che nemeno Silvio Berlusconi avrebbe preso una decisione definitiva. Lunedì sarà un giorno cruciale. Maurizio Lupi usa bastone e carota: "Nessuna minaccia del Pdl, ma è evidente che il passaggio di lunedì sarà fondamentale". Il 9 settembre infatti si riunisce la Giunta del Senato che deve pronunciarsi sulla decadenza da senatore di Berlusconi dopo la condanna nel procersso Mediaset. Renato Schifani è sibillino almeno quanto Lupi: "Il Pdl non vuole la crisi di governo, anche se è pronto ad ogni eventualità. Dipende tutto dal Pd". Dimissioni? - Se i democratici voteranno per la decadenza la situazione potrebbe precipitare. La linea di Largo del Nazareno è chiara: avallare l'esilio politico di Berlusconi. Se la linea verrà seguita con ortodossia - ci sono anche margini per delle sorprese - i membri Pdl del governo, è cosa nota, potrebbero presentare in massa le dimissioni: la decisione ufficiale verrà presa nella riunione dell'ufficio di presidenza di venerdì. Meno nota, invece, è la strada che potrebbe percorrere Enrico Letta. Secondo quanto riporta Dagospia, il premier non avrebbe intenzione di stare a guardare. Conscio del fatto che il suo esecutivo è appeso a un filo, il presidente del Consiglio vorrebbe giocare d'anticipo. Sette voti - Il piano di Enrico prevederebbe il rifiuto delle dimissioni degli azzurri (che, appunto, potrebbero essere presentate già venerdì). Il premier non ha intenzione di sostituire i dimissionari, ma vorrebbe chiedere già tra sabato e domenica il voto di fiducia al governo in Senato. A Palazzo Madama, infatti, senza il Pdl la maggioranza non esiste. Obiettivo del premier sarebbe quello di "stanare", di dividere i senatori azzurri, chiedendo loro di schierarsi o con Berlusconi o con il suo governo. A Letta, azzurri esclusi, mancano sette voti per la maggioranza. E sette "colombe", nel Pdl, potrebbe anche riuscire a trovarle. L'ottimismo di Enrico - Il presidente del Consiglio, e con lui Giorgio Napolitano, vogliono evitare il voto anticipato. Rimandarlo il più possibile, cercando soluzioni alla possibile crisi anche gestendo, per quanto possibile, una maggioranza risicatissima al Senato. La situazione è intricata, complessa e più incerta che mai. Da par suo il premier, intervistato da Russia 24, spiega di essere ottimista sulla stabilità del governo: "Io sono ottimista, ho il dovere di essere determinato. Gli italiani aspettano delle risposte concrete - spiega -, queste risposte sono davanti a noi, possono arrivare e le raggiungeremo". "Presto il segno più" - Il premier aggiunge poi che "i quattro mesi di lavoro alle spalle dimostrano che la maggioranza può lavorare insieme, i risultati raggiunti lo confermano. E' molto importante - ha spiegato da San Pietroburgo - che si continui a lavorare insieme per il bene dell'Italia e degli italiani". Sul futuro economico del Paese, il premier spiega che "tutti gli elementi ci dicono che alla fine dell'anno la situazione volterà in positivo, negli ultimi mesi vedremo il segno più". Quindi un invito alla Bce a proseguire nel solco tracciato da Mario Draghi: "Ci deve essere una capacità a livello mondiale ad evitare guerre monetarie, occorre tenere e gestire i cambi in modo che questa guerra monetaria si eviti. Per noi italiani è fondamentale una politica di tassi bassi, questa politica è garantita dalla Banca centrale guidata saggiamente da Draghi".