Lega, ritorno al passatoIpotesi Bossi alla segreteria
Il Senatùr potrebbe decidere di candidarsi, ma potrebbe arrivare anche una convergenza sul nome di Salvini
Il nome del successore di Roberto Maroni alla segreteria della Lega si saprà il 1 dicembre, giorno in cui si concluderà il coongresso federale del partito. Maroni ha fatto, tra gli altri, il nome di Flavio Tosi, Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti. Ma potrebbe arrivare anche una sopresa, potrebbe esserci una sorta di ritorno al passato con Umberto Bossi che torna al bertice del partito. A quanto pare il Senatur sarebbe pronto a candidarsi alla segreteria federali. Non c'è alcuna conferma ufficiale alla notizia ma fonti interne alla Lega danno come possibile lo scenario. Un'altra possibilità, che trova più conferme, è quella di una possibile convergenza sul nome di Salvini, un candidato che piace sia a Bossi che a Maroni. L'outing di Salvini - Il Senatur, spesso critico nei confronti del suo successore, ha minacciato più volte nei mesi scorsi di candidarsi alla segreteria. Ma, dopo aver reintegrato alcuni espulsi, negli ultimi comizi, è stato più morbido confronti di Maroni e ha più volte ribadito che il movimento non deve arrivare al congresso diviso. Anche per questo, confida un alto dirigente, Bossi dovrebbe rimanere presidente (carica che gli è garantita a vita dallo statuto). Come tale, sarà lui a convocare il congresso, su proposta di Maroni, e le stesse fonti definiscono "probabile la possibilità che si arrivi a una convergenza tra i due su un candidato condiviso". Bossi, che negli ultimi comizi è tornato ad attaccare Tosi, si spiega, "non è così ostile a Salvini che riconosce come un uomo-Lega" (nel passato lo ha definito "uno che lavora"). Per carattere e temperamento, poi, il numero uno della Lega lombarda viene considerato più adatto al ruolo di segretario rispetto a Giorgetti, uomo-macchina di partito, molto competente, ma storicamente schivo e poco propenso alle apparizione in tv. Tra l'altro Giorgetti ha detto che non intende candidarsi alla segreteria. Ipotesi che escludono anche i due governatori, che avrebbero lo stesso problema del doppio incarico che ha spinto Maroni a lasciare la guida del partito con quasi due anni di anticipo. "Io mi dedico al Piemonte, fare il governatore è un lavoro impegnativo, adesso poi si vedono i primi risultati della riforme che sto attuando", ha garantito Cota. "Ho sempre detto che i cittadini veneti mi hanno eletto governatore a tempo pieno ed è giusto che mi abbiano fino alla fine del mandato" nel 2015, ha confermato Zaia, interpellato al telefono. "Non credo ai superman: fare tante robe si fanno anche danni. In Lega non c'è successione in linea di sangue", ha ribadito, "ci sarà il congresso e vedremo". Modalità di selezioni - Altro problema è quello delle modalità di selezione dei delegati al voto. Trattandosi di un congresso straordinario, spiegano fonti qualificate, la linea sarebbe quella di evitare una nuova scelta di delegati, con la convocazione delle assise provinciali, prima, e nazionali poi; un percorso faticoso che durerebbe almeno due mesi. L'orientamento sarebbe, invece, di far votare i circa 600 delegati che hanno eletto Maroni il primo luglio del 2012.