Che peccato questo gran rifiuto di MarinaMa non è ancora detta l'ultima parola
Peccato, davvero un peccato, gentile Marina Berlusconi, che lei sia pur in pieno diritto abbia ritenuto di escludere un suo coinvolgimento in politica, anche se mai dire mai, basterebbe ricordare l'inizio tormentato dell'avventura di suo padre e le smentite categoriche poi categoricamente smentite della travagliata stagione tra l'estate e l'autunno del 1993. Peccato soprattutto che la sua nota secca e chiara per dire ancora una volta che non ne vuole sapere e resta a dirigere le aziende di famiglia, arrivi proprio nel giorno in cui chiunque coltivasse speranze da bianca colomba in pronunciamenti ferragostani del Colle, chiunque credesse o fingesse di credere che Giorgio Napolitano intenda muovere una briciola del suo enorme potere per risolvere il problema del Cav, del Pdl e dunque del governo che tanto gli sta a cuore, è stato cocentemente deluso. No, il Cav e i suoi elettori devono tacere e subire, il governo però non si tocca. Contenti? Alle colombe è consentito di continuare a sperare, io sono un po' stufa di riflessioni pensose, di senso di responsabilità ostentato anche quando il terreno frana. Se ha colombe tra i suoi consiglieri, il mio personale consiglio è di non ascoltarli, come fece a suo tempo il Cav che nel 1994 non ascoltò chi gli suggeriva di restarsene fuori Le sottolineo la coincidenza del suo gran rifiuto con il pronunciamento del Quirinale perché è evidente da quelle parole che suo padre forse può evitare il carcere, magari può aspirare a una futura clemenza, persino potrà sognare una riforma della giustizia, ma di certo viene dato per liquidato come leader politico. Davvero in famiglia credete di trovare rapidamente e con successo un'altra soluzione? Un segretario c'è già, è anche vice premier e ministro dell'Interno, quid, come direbbe suo padre, zero, ambizioni di grande centro democristiano tante, e così i voti si squagliano come ghiaccioli al sole, è già successo, e con i voti se ne va quel poco di protezione che ancora resta alle vostre aziende. Davvero crede che i guadagni che avete con sollievo accolto per le suddette aziende dureranno, a ritmo di spread che scende, visto che questo governo niente fa per la ripresa economica vera e tutto rinvia a decisioni di altri prese altrove, segnatamente fuori dall'Italia? Lei certo ha motivazioni legittime, e mi provo a figurarle nel caos di pettegolezzi che ormai circonda la cosiddetta vita politica italiana rendendo tutto uguale e banale. Vive una vita di privilegio, lavora il giusto, si espone solo se e quando è lei a deciderlo, dalle cattiverie si scansa con relativa facilità; probabilmente non si sente adeguata, vuoi per l'ingombrante modello vuoi perché la politica dovrebbe essere un mestiere per gente preparata, vuoi infine perché anche una principessa borghese sempre donna è, un filo di insicurezza in più nella vita pubblica se lo porta dietro. Posso immaginare la repulsione alle dichiarazioni volgari di un Saviano che lei da editore ha favorito, guadagnandoci certo, non immaginando che avrebbe in segno di riconoscenza parlato delle sue «sporche impronte». Si dice infine, e lo prendo per probabile, che per primo un Cav furioso e depresso di questi giorni non voglia saperne di immolarla. Che vuole che le dica? Ci pensi, pensateci, ancora e poi ancora. Le grandi famiglie seguono un destino comune anche ad alto costo, e io non credo proprio che, una volta liquidato lui, risparmierebbero l'impero. Sono giacobini, pensano che il denaro sia sterco del demonio, si nutrono di terzomondismo d'accatto, sognano sempre nuove tasse per chi abbia avuto l'ardire di arricchirsi producendo. Ritirandosi dalla pugna non si salva. Se fa il grande gesto invece quasi sicuramente vince, e non solo per il suo cognome. Sarebbe Marina 1 la vendetta. Poi si impara soprattutto se ci si circonda bene, non disperi, guardi il livello del governo in carica dei bravi ragazzi che Napolitano vuole tenere inchiodati al loro nulla. di Maria Giovanna Maglie