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Berlusconi, la sentenza della Cassazione: le previsioni di Travaglio, Ferrara e Sallusti

Marco Travaglio, Giuliano Ferrara e Alessandro Sallusti

Sul Fatto sono sicuri: "Silvio criminale incallito". L'Elefantino: "Ci sarà il lieto fino, comunque". E per il Giornale: "Ascolterà solo la gente. E andrà avanti"

Giulio Bucchi
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Berlusconi "criminale incallito", comunque vada in Cassazione. Anche con l'assoluzione dall'accusa di frode fiscale nell'ultimo grado del processo Mediaset. Berlusconi "non superuomo, ma supereroe". Berlusconi che "andrà avanti, più convinto e forte di prima". Basta dare un'occhiata agli editoriali di firme tanto lontane da loro, da Marco Travaglio sul Fatto quotidiano a Giuliano Ferrara sul Foglio, fino ad Alessandro Sallusti sul Giornale, per capire che quel che dirà la Suprema Corte, per dirla con le parole del direttore del quotidiano che fu di Indro Montanelli, "non sarà un fatto personale del Cavaliere, ma un grosso problema per l'Italia". Ma siamo sicuri che il più danneggiato in caso di condanna sarà proprio il leader del Pdl, che rischia 4 anni di carcere (o domiciliari, o servizi sociali, anche se lui stesso ha confessato di preferire andare in galera) e soprattutto 5 anni di interdizione dalla politica? Su questo, Travaglio, Ferrara e Sallusti sono tutti d'accordo: il problema sarà del Pd, di Letta, di Napolitano. Perché, conclude Ferrara il suo editoriale, "Berlusconi ha già vinto e alla grande". Ferrara: "Silvio è un supereroe" - L'Elefantino parla senza mezzi termini di "happy ending", di "trionfo del lieto fine". Il Berlusconi "supereroe, non superuomo" "ne ha per tutti, compresi i più stupidi dei suoi nemici". Non si illudano, dunque, gli anti-Cav di eleminarlo dalla scena politica con una sentenza. Se arriverà "l'espulsione dall'esercizio della sovranità politica, in proprio e per conto di milioni di persone" il Pdl si arrovella su come protestare: scendere in piazza, sbeffeggiare giudici e avversari politici? E il governo Letta? Sopravviverà? Ferrara lascia intendere che la chiave sarà la reazione del Quirinale, perché questo esecutivo è "a suo modo eversivo, costruito dall'alleanza segreta di un re del paradosso liberale (Berlusconi, ndr) e un ex comunista convertito (il presidente Giorgio Napolitano, ndr)". Un accordo più forte dei facinorosi e dei fanatici. Se il governo cadrà, dunque, lo decideranno insieme Silvio e Giorgio, non Letta e nemmeno il Pd. Perché "la condanna del Cav non vale, è come barare al gioco", conclude lapidario Ferrara. Sallusti: "Silvio andrà avanti" - In fondo, la condanna è un dettaglio anche per Sallusti. Un dettaglio grave, gravissimo. Ma che non farà cambiare idea a Berlusconi, anzi. Il leader del Pdl "non segue umori di alte, medie e basse cariche dello Stato e del governo". Lui "farà di testa sua, seguendo l'unica bussola che conosce, cioè fare rotta sull'umore di quel terzo di italiani che finora ha affidato a lui la speranza di non essere governato dalla sinistra o da un'Europa germano-centrica". E la gente, confida il direttore del Giornale, gliel'ha già fatto capire qualche giorno fa incrociandolo in una corsia d'ospedale: Berlusconi deve andare avanti. "E lui andrà avanti, più convinto e forte di prima". E allora "il problema sarà del Pd e di Napolitano, che in quanto arbitro dovrà trovare il modo di ripristinare una situazione di giustizia e agibilità politica gravemente compromesse". Travaglio: "Silvio è un criminale incallito" - Sul Fatto Travaglio è d'accordo con Sallusti e Ferrara almeno su questo punto: la patata bollente sarà nelle mani della sinistra, perché comunque vada Berlusconi "ha costruito un sistema politico-mediatico perfetto: se lo assolveranno sarà la prova che era un innocente perseguitato; se lo condanneranno sarà la prova che è un innocente perseguitato". Marco Manetta parte dal presupposto che il Cav è colpevole, al di là di ogni legittimo sospetto e, soprattutto, a priori. Parla di "vent'anni di malavita al potere", snocciola P2 (falsa testimonianza amnistiata), le tangenti a Craxi (prescritte), falsi in bilancio ("reato depenalizzato da lui"), corruzione giudiziaria ("prescritta sia per lo scippo di Mondadori a De Benedetti sia per le mazzette a Mills"), i soldi alla Guardia di Finanza, Dell'Utri, Mangano, Cosa Nostra. Un "best of" che fa accogliere l'eventuale condanna per frode fiscale con amara ironia: "E' il reato forse meno grave commesso dal Caimano, ma in fondo andò così anche per Al Capone". E allora di che si stupiscono o su cosa si arrovellano quelli del Pd? Attendono la Cassazione per "sapere finalmente se B. è un delinquente matricolato o un innocente perseguitato per fini politici"?. O "per capire se B. è un giglio di campo o un criminale incallito"? Perché non tutti hanno le stesse certezze di Travaglio?

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