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Berlusconi, slitta la sentenza. Battute, minacce e sondaggi la vigilia segreta del Cav

Avviso ai falchi Pdl: "Tutti fermi. Sul futuro del governo decido io". E ribadisce quanto confidato a Belpietro: "Vado in carcere"

Giulio Bucchi
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«Se la Cassazione deciderà di darmi il colpo di grazia, cosa che prevedo, fermi tutti. Questo governo l'ho voluto io, deciderò io se e quando distruggerlo». Silvio Berlusconi mette la sordina preventiva ai falchi e, almeno per oggi, lascia briglia sciolta alle colombe, sempre più pessimista sul verdetto finale della Suprema Corte, che con ogni probabilità verrà pronunciato domani. Ma l'ex premier continua a confidare in cuor suo in un intervento in extremis di Giorgio Napolitano, che è pur sempre il numero uno dei magistrati in Italia. È reduce da una delle notti più lunghe della sua vita il Cavaliere, che ieri è stato tutto il giorno blindato fino a tarda sera a Palazzo Grazioli in riunione permanente con il suo pool difensivo: Franco Coppi, Niccolò Ghedini e Piero Longo. A suoi avvocati e ai fedelissimi, come Daniela Santanchè, Denis Verdini e Gianni Letta che ormai si sono trasferiti armi e bagagli a via del Plebiscito, Berlusconi ha ribadito: «Se mi condannano, non starò mai agli arresti domiciliari, non se ne parla neanche», ha giurato, tetragono anche contro l'idea delle misure alternative alla galera: «Ma mi ci vedete a me ai servizi sociali a settantotto anni?», ha riso amaro Berlusconi al cospetto dei suoi. «Me ne andrò serenamente in galera perché confido nella forza della verità», assicura, con la spavalderia di chi sa che è ben remota per lui la cella (la frode fiscale prevede un anno di detenzione, che gli verrebbe abbuonato per ragioni anagrafiche) e di chi mastica sondaggi da vent'anni e già li vede schizzare oltre la soglia del 50% se dovesse davvero finire dietro le sbarre. Un sondaggio Emg conferma, infatti, che la spada di Damocle della Cassazione che pende sul Cav non ha avuto alcun effetto negativo sul centrodestra, che resterebbe in vantaggio, con il 34,3%, sul centrosinistra al 33,7%.  Le difese di Berlusconi, Galetto e Agrama: niente rinvio Udienza fino alle 19, verdetto (forse) mercoledì   Una vignetta, quella del Berlusconi galeotto, che lui stesso si diverte a dipingere con battute a go-go nelle chiacchierate private, in cui alterna l'autoironia all'amarezza di chi non si fa troppe illusioni sul proprio destino giudiziario: «Se io fossi un signor Silvio qualunque, la Cassazione domani mi assolverebbe di sicuro, anzi, non sarei mai nemmeno arrivato al terzo gradi di giudizio», sospira, «ma siccome mi chiamo Silvio Berlusconi, la sentenza su di me è già stata scritta da tempo». Ma nel Pdl c'è anche chi pensa positivo. È l'ala governativa del partito. Quelli che «guai a parlare di condanna» e che oggi preferiscono non sbilanciarsi sulle sorti del governo, consegnandolo nelle mani di Cav. «Non prendo neanche in considerazione l'ipotesi di una sentenza negativa della Cassazione», fa gli scongiuri con Libero l'ex ministra Maria Stella Gelmini, «voglio credere fino alla fine che sarà un giudizio a favore di Berlusconi, visto che la Suprema Corte gli ha dato ragione in passato. Quindi, penso possa farlo anche stavolta». La decisione che invece è senza precedenti nella storia della Cassazione, di convocare la sezione feriale per emettere la sentenza finale sul processo Mediaset, la Gelmini la esorcizza così: «Su ottanta obiezioni poste da Coppi, mi rifiuto di pensare che non ne venga recepita nemmeno una». Ma che ne sarà del governo in caso di condanna? «Il Pdl è unito intorno a Berlusconi, che ha la delega in bianco a decidere cos'è meglio fare», risponde la vicecapogruppo del Pdl alla Camera, che alla fine si sbilancia un po': «Credo che Berlusconi non agirà mai facendo uno sfregio al bene nazionale, la sua sarà una scelta meditata e ponderata. Abbiamo una grande fiducia nella sua capacità di discernere e decidere persino in un momento come questo».  Anche il ministro delle Riforme, Gaetano Quagliariello, si rifiuta di credere all'ipotesi di una condanna e tiene a sottolineare: «Noi crediamo alla sacralità della persona, non alla ragion di Stato». E pure lui, che fa parte del governo, ne rimette le sorti nelle mani del Cav, il quale ha sempre sottolineato che non avrebbe mai staccato la spina all'esecutivo Letta, neppure in caso di condanna: «Noi stiamo alle sue parole, ma se cambierà idea, ne prenderemo atto e lo seguiremo», garantisce a Libero Quagliariello. L'ex capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, non si sbilancia in pronostici, ma si augura che «il verdetto della Suprema Corte sia positivo», fosse anche solo per ragioni scaramantiche o diplomatiche. «Prendere in esame una sentenza negativa significa darla già per scontata», osserva Cicchitto, che dà anche lui carta bianca al capo: «Nella peggiore delle ipotesi, è Berlusconi che dovrà dirci quello che dobbiamo fare». di Barbara Romano

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