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Pdl in attesa della Cassazione: tutte le fazioni

Alfano, Santanchè, Fitto e Cicchitto

Ignazio Stagno
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Mancano 24 ore allla sentenza della Cassazione sul processo Mediaset, salvo (possibile) rinvio. Silvio Berlusconi è teso, e con lui tutto il Pdl. Il partito è davanti ad un bivio. Se il Cav venisse condannato bisognerà pur prendere una decisione sul futuro del partito e soprattutto sul futuro del governo. Su un punto gli azzurri sono uniti: "Il leader è Silvio e non si discute". Ma sul resto, sull'appoggio al governo Letta e su un ritorno alle urne, ecco che il Pdl appare diviso in tante piccole correnti che rischiano di trasformare il partito in una polveriera. I dubbi sono tutti sul futuro.  I governativi - Se il 28 aprile scorso, giorno dell'insediamento dell'esecutivo Letta, tutto il Pdl era compatto sull'asse delle larghe intese, con l'aggravarsi delle vicende giudiziarie del Cav si sono aperte le prime falle. Proviamo a capire le tre anime del Pdl. In prima fila ci sono i "governativi". Alla fazione sono "iscritti" Angelino Alfano, Gaetano Quagliariello, Maurizio Lupi, Fabrizio Cicchitto, Maurizio Gasparri e Mariastella Gelmini. La loro posizione è semplice: "Se Berlusconi venisse condannato il governo va avanti comunque". "Sarà Berlusconi a decidere quello che faremo sul piano del governo e su altri piani e lo seguirà anche chi, come me, continua a ritenere che questo governo sia una sorta di ultima spiaggia per quello che riguarda la tenuta democratica del Paese", afferma Cicchitto. Gli fa da sponda anche la Gelmini che afferma: "Nessuna sentenza può ledere la leadership di Berlusconi, ma l'appoggio al governo non si discute". I "duri e puri" - La pensa esattamente al contrario la corrente dei "falchi" guidata da Daniela Santanchè. Con lei ci sono Denis Verdini, Renato Brunetta, Daniele Capezzone, Sandro Bondi, Manuela Repetti e ovviamente l'amazzone e pasionaria Michaela Biancofiore. "Finora Berlusconi ha dato la linea della responsabilità, del silenzio, del rispetto, ma dopo il 30 luglio tutto ciò potrebbe non valere più per quegli oltre 10 milioni di italiani che certamente non rimarranno in silenzio se si verificasse un attentato alla democrazia", afferma la "dura e pura" Santanchè al Corriere della Sera. La terza via - Poi c'è la la corrente della "terza via", ovvero la fazione che fa da ponte tra governativi e falchi. Il leader è Raffaele Fitto, con lui ci sono anche Anna Maria Bernini, Stefania Prestigiacomo, Paolo Romani e Niccolò Ghedini. La "terza via" prevede un certo scetticismo per le larghe intese, ma anche la voglia di trovare un'alternativa alla situazione attuale. Infine c'è fuori da coro Osvaldo Napoli. Secondo lui, qualunque cosa accada il 30 luglio, il terremoto politico è inevitabile: "Dopo la sentenza della Cassazione cambierò tutto, quale che sia il verdetto. Quella sentenza sprigionerà conseguenze sul quadro politico e nella società conseguenze non facili da valutare". Domani (forse) il verdetto. Nei prossimi mesi (o forse ore, giorni, magari settimane) la sentenza sul governo. (I.S.)

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