Camera, scintille tra Brunetta e Boldrini
Scintille in aula. Il M5S al pidiellino: "Portavoce del partito unico del malaffare". Lui chiede una censura. Lady Montecitorio lo rimprovera
Scintille in aula alla Camera, dove è ripresa in mattinata la seduta fiume sul "decreto del Fare", che si protrae a oltranza per l'ostruzionismo sulla fiducia del Movimento 5 Stelle. Lo scontro si sviluppa sul triangolo Renato Brunetta, Laura Boldrini e la grillina Carla Ruocco. La pentastellata insulta il deputato del Pdl, definito "alfiere del partito unico del malaffare", e così Brunetta, leggendo un passo della sua dichiarazione, chiede alla presidente della Camera una censura, riservandosi di tutelare la propria onorabilità nelle sedi proprie. La censura - La Boldrini, che presiede i lavori, prende atto dell'intervento di Brunetta, deplora i toni della grillina ma non censura la deputata. Così Brunetta riprende la parola e passa al contrattacco, con foga, e ricorda: "Io le chiedo una censura, visto che né io né lei ci siamo accorti di queste parole, ma ora c'è un verbale che le fissa". La presidente della Camera, indispettita, stoppa Brunetta e lo redarguisce con fermezza: "Neanche questo tono mi piace, neanche questo è un tono proprio. Lasci a me decidere di fare cosa mi concerne. Vedrò il verbale e mi regolerò di conseguenza". La bacchettata - Poco dopo, però, la presidente ha aggiunto: "Trovo oggettivamente inappropriato per quest'Aula e offensivo, dunque censurabile" il linguaggio lamentato da Brunetta da parte della Ruocco. Lady Montecitorio ha quindi rinnovato "veramente a tutti l'invito, nonostante la fase concitata, ad adottare un linguaggio consono a un'Aula parlamentare". La Boldrini ha voluto pontificare ancora sulle parole di Brunetta: "Non ho ritenuto neanche appropriato il tono e il modo con il quale, presidente Brunetta, lei si è rivolto nei miei confronti. Inviterei quindi, anche in questo caso, a riflettere non rispetto a me personalmente ma rispetto alla Presidenza, se vogliamo parlare di buone maniere".