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Processo Mediaset, Cassazione verso rinvio sentenza: errore sulla prescrizione di Berlusconi?

La Corte di cassazione

I primi calcoli della Corte d'Appello sarebbero sbagliati: possibile lo slittamento del verdetto tra 14 e 27 settembre e non più il 30 luglio

Giulio Bucchi
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Fermi tutti: il giorno del giudizio di Silvio Berlusconi potrebbe non essere il 30 luglio. Quel giorno la Cassazione deve pronunciarsi sul processo Mediaset, che ha visto Silvio Berlusconi condannato per frode fiscale in Appello a 4 anni di reclusione e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici. Tutti, nel Pdl e a sinistra, si attendono la mannaia definitiva sulla carriera politica del Cavaliere, ma quella mannaia potrebbe calare qualche settimana dopo. Già, perché il nodo è la prescrizione. Calcoli sbagliati?  - Secondo i complicatissimi calcoli comunicati dalla Corte d'Appello, desiderosa di chiudere il conto il prima possibile, uno dei reati contestati a Berlusconi sarebbe caduto in prescrizione l'1 agosto. Da qui la decisione della Cassazione di assegnare il caso in fretta e furia alla Sezione feriale e arrivare a sentenza già il 30 luglio. Ma secondo nuovi calcoli rifatti dagli stessi giudici e comunicati all'Alta Corte, la prescrizione potrebbe scattare tra 14 e 27 settembre. Meno fretta, dunque. Deciderà sempre la Sezione feriale ma, e questa è la speranza nel centrodestra (e non solo), potrebbe esserci una tregua di qualche settimana. Per Berlusconi, certo, e per il governo. Slitta tutto a settembre? - Il momento, infatti, è cruciale: tra Imu e Iva (ieri l'ennesimo rinvio, tra Pd e Pdl le distanze restano) bisognerà prendere decisioni cruciali entro il prossimo 31 agosto. Mettere sul piatto la testa di Berlusconi, in una congiuntura politico-economica già esplosiva, potrebbe significare far saltare il banco. E il Paese, per dirla alla Casaleggio. Lo slittamento della sentenza sul Cav a settembre, commentano fonti del Pdl, sarebbe "dimostrazione di buonsenso" da parte della Cassazione. Ma riguardo al verdetto finale il clima ad Arcore, sottolinea Paola Di Caro sul Corriere della Sera, resta "cupo e pessimista". Più che una tregua, sarebbe una "cottura a fuoco lento". Cui, per la verità, Berlusconi si è abituato da anni.

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