An, faida sul patrimonio. Storace sfrattato dalla casa della contessa di Fini
Nel 2010 l'appartamento, eredità della Colleoni, finisce al leader della Destra. Sfrattato dalla Fondazione An, si rinchiude trasferendo lì il suo sito
Si fa presto a dire Cosa nera. Mentre nella destra italiana che fu e che è si cerca di tornare all'unità e tamponare la diaspora di partiti, partitelli e movimenti, a mettere il bastone tra le ruote è una brutta storia di soldi ed eredità. In mezzo, c'è sempre la famosa donazione ad Alleanza nazionale della contessa Colleoni, quella per intendersi della casa di Montecarlo finita non si sa come al cognato di Gianfranco Fini, Giancarlo Tulliani. Questa volta, l'immobile della discordia è il palazzo di via Paisiello, nell'esclusivo quartiere romano dei Parioli. Di quel palazzo i vertici di An sapevano poco o nulla fino al 2010, quando scoppiò il caso Montecarlo. Allora, con Alleanza nazionale già in soffitta politicamente, assorbita dal Pdl, l'appartamento di via Paisiello andò a Francesco Storace. Il leader de La Destra, tra i grandi sostenitori della reuonion di destra, la definì "un'operazione di giustizia". La Fondazione An precisa di non aver mai concesso l'appartamento né a Storace né al movimento, e che al contrario, nell'ambito di due procedimenti civili, è stato accertato essere intervenuto uno "spoglio", anche da parte del movimento politico "La Destra" dell'immobile (con conseguente ordine dell'autorità giudiziaria di reintegrazione in favore della fondazione stessa). Sfratto per Storace - Ora pare giunto il tempo della resa dei conti: la Fondazione An, nel cui Cda spiccano Maurizio Gasparri, Altero Matteoli, Gianni Alemanno e Ignazio La Russa, ha avviato le procedure di sfratto nei confronti dell'ex braccio destro di Fini nonchè governatore laziale. Ma il combattivo Storace non molla: "Che fai, mi cacci?" titola la home page della testata online da lui diretta, Il Giornale d'Italia, la cui redazione è stata trasferita in fretta e furia proprio nell'appartamento di via Paisiello. "Voglio vedere se avranno il coraggio di buttarci fuori. Venite a sottrarci il diritto di dare notizie, se ne siete capaci". La questione, però, non è solo ideale o di "giustizia". E' decisamente più concreta: si parla di soldi, di gestione dell'eredità, di presenza nella Fondazione An nel cui CdA Storace vorrebbe entrare: "Perché Gasparri e Matteoli, che vogliono andare in Forza Italia, possono decidere dei beni e del simbolo di An e io, che lo vorrei usare, invece no?". Se fosse nel CdA (solo La Russa ha dato la sua parola), il leader de La Destra chiederebbe per esempio che fine hanno fatto i 26 milioni che mancano all'appello. La precisazione - Una precisazione sul "tesoretto" arriva sempre dalla fondazione An, che spiega come le verifiche siano già state compiute dagli ispettori nominati dal Presidente del Tribunale di Roma nel febbraio 2010, e ritratte dalla contabilità ufficiale. "Spese costituite - spiega la Fondazione An -, tra l'altro, da stipendi e Tfr, canoni di locazione, interessi passivi, restituzione contributi elettorali e transazioni con alcuni creditori, erogate, per circa l'80%, dall'organo in carica fino al mese di ottobre 2010, e, dunque, dal Comitato di Gestione precedente a quello presieduto dal sen- Franco Mugnai, attuale presidente della Fondazione Alleanza Nazionale".