Pdl in pressing su Letta: via Saccomanni e Zanonato
Parla il ministro dell'Interno: "Sono stati momenti di forte tensione. Ma non mi è mai mancata la fiducia del Pdl e di Berlusconi"
Rimpasto sì, rimpasto no. Dopo il pressing del Pd, che per bocca del segretario Guglielmo Epifani ha chiesto al premier Letta un "governo più forte", il Pdl ha prima frenato, per bocca di Angelino Alfano, il ministro più a rischio. Poi ha rilanciato, con il capogruppo Renato Brunetta: "Dopo l'estate vogliamo la metà dei ministri". Ma il carico lo ha aggiunto Maurizio Gasparri, chiedendo la testa del ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni. "Le critiche sono utili. Dopo aver detto una serie di fesserie, anche Zanonato ha capito che l'Imu sulla prima casa va cancellata e che l'Iva non può aumentare. Sono scelte doverose - ha commentato Gasparri -. Zanonato, che come tanti di sinistra ama l'oppressione fiscale, ne ha preso atto. Il presidente del Consiglio Letta deve assumere la guida delle politiche economiche per attuare gli indirizzi che ha espresso fin dalla nascita del governo. Lui può colmare il deficit di alcuni ministri economici. Il Pdl sarà coerente e serio, nella consapevolezza che all'Italia serve governo e non caos. Ma servono anche fatti concreti, alcuni dei quali contenuti nei decreti del governo. Altri, riguardanti ad esempio l'attacco al debito pubblico, ancora da definire. Si può andare avanti nonostante il perenne congresso-faida del Pd". Per ora, però, lo stesso Letta si tira indietro: "La squadra non si tocca, neanche al Ministero dell'Economia". L'avvertimento, però, vale anche per il Pd: "Va bene il dibattito interno, ma pensiamo alle cose da fare". Alfano: "O questo governo, o caos" - Da una parte, dunque, il Pdl colpisce col martello i punti deboli l'esecutivo. Dall'altra, cerca di rinforzare il senso stesso di "larghe intese". "Non c'è una terza via tra questo governo e il caos. Non ci sarà alcun passo indietro, né alcun rimpasto'', aveva spiegato Angelino Alfano sul Corriere della Sera. Il caso Shalabayeva e la conseguente mozione di sfiducia è stato "un momento di fortissima tensione", ma ora l'azione di governo può essere rilanciata proprio "dal discorso di Letta". Il vicepremier spiega anche che ha tutta la fiducia del Pdl e di Silvio Berlusconi. "Resteremo uniti ancor di più fino al 30 luglio perché la nostra preoccupazione per la vicenda giudiziaria è fortissima". Il ministro dell'Interno è poi "riconoscente" nei confronti di Giorgio Napolitano che "ha chiarito" che "si può non sapere". Alfano parla quindi di alcuni aspetti della vicenda kazaka: "Ho ricevuto tre telefonate dell'ambasciatore kazako alle quali non ho potuto rispondere. Per questo ho incaricato Procaccini di occuparsi della vicenda. Dopo l'incontro mi disse che il diplomatico chiedeva collaborazione per l'arresto di un latitante. Nulla di più". Non avrebbe ''mai avallato'' il rimpatrio della moglie di un dissidente e della sua bambina di 6 anni. Poi aggiunge: ''Se davvero avessi autorizzato la procedura l'avrei subito ammesso e poi avrei difeso la mia scelta. Del resto c'erano anche le autorizzazioni della magistratura, potevo celarmi dietro quei provvedimenti''. Il fatto grave, conclude Alfano, è che "nessuno, tra quelli che hanno trattato la materia, ha avvertito la necessità di capire che si stava maneggiando una vicenda delicatissima e di avvisare il livello politico di governo che qualcosa di grave stesse accadendo. Compresa l'invadenza dei kazaki, della quale nessuno mi ha mai parlato''. Brunetta: "Al Pdl metà ministri" - Alle dichiarazioni di Alfano sul rimpasto di governo che secondo il ministro dell'Interno non ci sarà, si aggiungono poi quelle del collega di partito Renato Brunetta, che ad Avvenire, dichiara: "A settembre dovremo stringere un nuovo contratto chiaro per una reale pacificazione protesa allo sviluppo. E si dovrà arrivare a una pari dignità di rappresentanza nel governo, proporzionata ai voti raccolti alle elezioni. Tra il Pd e il Pdl c'è stato uno scarto di voti pari allo 0,3%. Invece il Partito democratico ha quasi il doppio di ministri, rispetto a noi. Serve un riequilibrio". Soprattutto se il governo Letta dovesse durare più di un anno e mezzo: "Sui tecnici preferisco non discutere - aggiunge Brunetta -. Ma il ragionamento prescinde dai singoli nomi. Il governo Letta è nato in un momento particolare, di transizione. E risente di quel clima. Tanto che si parlava di una durata di 18 mesi. Se invece si vuole cambiare prospettiva e ragionare in termini di legislatura, allora serve un riequilibrio, funzionale anche a un diverso programma".