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Travaglio: "In Italia c'è l'ebraismo, Napolitano è la divinità innominabile, Grasso il sacerdote"

Marco "Manetta" mette nel mirino il presidente del Senato: "Ci ha dato il primo comandamento, non nominare Napolitano, perchè divino e infallibile"

Ignazio Stagno
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Pietro Grasso questa volta se l'è cercata. Tappare la bocca al grillino Nicola Morra perchè ha citato in aula, durante il voto sulla sfiducia ad Alfano, il presidente della Repubblica, non è stato un gesto che è rimasto inosservato. Anzi ha scatenato polemiche feroci. Così, Marco Travaglio, suo acerrimo nemico da quando l'ex pm siede sullo scranno più alto di palazzo Madama, parla di un Italia che si è convertita all'ebraismo. "Non nominare Napolitano invano. Il comandamento di Grasso vale solo per i grillini, non per Letta. Ma ormai siamo entrati nella tradizione ebraica che considera la divinità talemnete sacra da essere impronunciabile", scrive Travaglio sul Fatto. E ancora: "Da quella tradizione ebraica viene il tetragramma YHVH, innominabile se non nella versione Adonai, perarltro riservata alle preghiere". Inintercettabile - Poi Travaglio elenca le qualità della divinità venerata da Grasso: "Re Giorgio è divino, dunque infallibile, incriticabile, inindagabile, imperseguibile, impunibile, inarrestabile e soprattutto inintercettabile". Infine Marco "Manetta" dà le istruzioni che il fariseo Grasso gli ha detatto per la venerazione di Re Giorgio: "Qualora lo si volesse invocare, purchè con la voluta devozione, il capo coperto o almeno velato, si dovranno usare le consonanti del pentagramma tratto dal codice fiscale: NPLTN". Amen. (I.S.)

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