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Scelta Civica a Monti: scarica Letta e mettiamoci con Renzi

Un parlamentare rivela: "Il Prof parlava col sindaco, poi il patto con il premier". Ma nel partito, in molti, guardano ancora verso Firenze

Sebastiano Solano
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Il comitato elettorale di Mario Monti, quello di Scelta civica, è sempre più diviso. Dopo gli strappi con l'Udc e con Italia Futura, il partitino del Professore è diviso tra lealisti (al governo Letta) e frondisti. Archiviata la possibilità di un'intesa con il Pdl e per non rischiare di passare dall'irrilevanza politica all'oblìo della politica, a Scelta civica non rimane che tendere lo guardo verso Largo del Nazareno. Poiché il Pd, come noto, non è un blocco monolitico, bisogna però decidere da quale corrente farsi travolgere: esclusa, per ovvie ragioni, quella dei Barca e dei Civati, rimangono Enrico Letta o Matteo Renzi.  L'attacco di Monti a Letta - Da questo dilemma era nato, ai primi del mese, l'attacco contro il premier: "Se Enrico Letta non cambia passo non potremo più sostenere la coalizione. Ha ragione Matteo Renzi, i piccoli passi non bastano", aveva dichiarato Monti. Dentro Scelta civica, insomma, sembrava prevalere la linea filo-renziana guidata da Andrea Romano, che proprio nei giorni scorsi, in un'intervista al Corriere della Sera, si è speso in una sviolinata al rottamatore. Era già pronto il documento da presentare alla convention del partito, che si è svolta sabato scorso, ma all'ultimo momento è saltato tutto: la sortita di Monti ha infatti convinto Letta a convocare, così come richiesto dallo stesso Monti, un vertice di maggioranza.  Il dilemma di Monti: Renzi o Letta? - Il risultato di quell'incontro, rivela un parlamentare montiano, è stato che "Monti aveva cominciato a parlare con Renzi, poi ha deciso di stringere un patto con Letta". I sostenitori del sindaco di Firenze però non ci stanno annunciano che ora, anche alla luce dello scontro interno al Pd sulla linea da tenere nei confronti di Angelino Alfano, sono "pronti ad uscire allo scoperto", perché "così non si può andare avanti". E ancora: "Serve uno slancio, non basta più la politica dei rinvii. Anche sul caso Shalabayeva non abbiamo preso posizione". Sono circa 20 (su 54) i firmatari del documento, tra cui il già citato Andrea Romano e l'ex-ministro del governo tecnico Mario Catania. Insomma, il progetto di Renzi di affossare Letta e scalare Piazza Chigi sta iniziando a prendere forma. Insieme a Sel, M5s e buona parte del Pd, ora anche Scelta civica potrebbe votare la mozione di sfiducia ad Alfano e contribuire, nel caso in cui venisse approvata, a far cadere il governo. Con buona pace dei problemi degli italiani.

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