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Paladina di immigrati e gayBoldrini come Fini, fa politicadallo scranno alla Camera

Matteo Legnani
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Come Sandro Pertini, alla fine degli anni '70, introdusse un "nuovo tipo" di Capo dello Stato (sempre in tv, spesso fuori dal palazzo, abituato a parlare di tutto e a intromettersi nelle vicende tra i partiti), Gianfranco Fini ha inaugurato col suo quinquennio alla guida di Montecitorio un nuovo modello di presidente della Camera. Da quando ruppe con Berlusconi, l'ex leader di An usò spesso e volentieri il suo ruolo e la visibilità mediatica che gli dava per "fare politica" attaccando gli avversari e promuovendo il suo partito. E Laura Boldrini, in questi primi mesi di incarico, sembra fermamente intenzionata a seguire le sue orme. Con la figura di Nichi Vendola appannata dal misero risultato elettorale dello scorso febbraio e dal mesto rientro in Puglia (dopo lungo tergiversare) vista la mancanza di prospettive romane, il vero leader di Sinistra ecologia e libertà pare proprio essere il presidente della Camera. Che non perde giorno senza lanciare messaggi politici, lei che dovrebbe essere figura imparziale a guida dell'Aula di Montecitorio. Giusto oggi, è tornata a martellare sul ruolo della donna in tv, felicitandosi per la mancata trasmissione da parte della Rai delle serate finali di Miss Italia. Nei giorni scorsi aveva più e più volte sostenuto il messaggio del ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge a proposito dello ius soli, cioè della concessione della cittadinanza ai minori nati in Italia da cittadini stranieri, arrivando a proporne una formula persino più "spinta" di quella dell'italo-congolese. Poco prima aveva risposto picche a Sergio Marchionne, che l'aveva invitata alla Fiat, lasciando intendere che la casa automobilistica non tutela adeguatamente i diritti dei suoi lavoratori. E poche settimane fa aveva presenziato all'inaugurazione del Gay Pride, facendone in pratica una questione di Stato. Ovvio che, con tanta attività politica e tante "visite istituzionali" in giro per il Paese, di tempo per fare il suo lavoro, quello per cui è pagata dai contribuenti italiani, alla Boldrini ne resti assai poco. Tanto che, da quando si è appollaiata sullo scranno che fu di Gianfry, la vendolina ha presieduto solo il 28% delle sedute d'Aula. In pratica, una su quattro. E quando lo ha fatto, non sempre le cose sono andate nel migliore dei modi: come il 12 giugno scorso, quando a Montecitorio si commemorava il bersagliere Giuseppe La Rosa caduto quattro giorni prima in Afghanistan. Quel giorno, un mercoledì, erano convocate pure tutte le commissioni. Il capogruppo Pdl Reanto Brunetta avvisò la Boldrini, chiedendole di spostare la seduta d'Aula, ma lei fece orecchie da mercante, con la conseguenza che il povero La Rosa venne ricordato in un'aula clamorosamente deserta. Ma forse, anche in quell'occasione, Boldrini stava facendo politica... contro la guerra.

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