Caso Kyenge, Letta: "Maroni intervenga o è scontro totale". Il leader Lega: "Basta strumentalizzare"
Un orango in grado di terremotare le istituzioni. E' quello scompostamente tirato in ballo da Roberto Calderoli, che vede nella bestia una somiglianza con Cécile Kyenge. Le polemiche sono infuocate. L'ultimo, durissimo, intervento è quello di Enrico Letta. Il premier rivolge quello che sembra un ultimatum a Roberto Maroni: "Chiuda subito il caso o è scontro totale". Così il presidente del Consiglio, poche ore dopo aver affermato che Calderoli "ha superato il limite". Il ricatto - Ma è quando spiega che cosa intende per "scontro totale" che, senza nemmeno stare a leggere tra le righe, si concretizza il ricatto del premier, a Maroni e alla Lombardia. "Quello che sta succedendo è un'altra pagina vergognosa del nostro Paese su questi temi - ha premesso il premier -. L'Italia oggi è presente sulla stampa estera per questa vicenda: è una vergogna che fa male all'Italia. Faccio appello a Maroni perché chiuda questa pagina rapidissimamente, altrimenti si entra in una logica di scontro totale che non serve a lui, non serve a nessuno, non serve al Paese". E nemmeno alla Lombardia. Già, perché Letta ribadisce e aggiunge: "Faccio appello a Maroni, presidente della più grande regione italiana con la quale stiamo lavorando per l'Expo, perché chiuda questa pagina velocemente. Se non la chiude si entra in una logica di scontro totale". Una frase sibillina, che sembra lasciare intendere che senza le dimissioni di Calderoli dalla vicepresidenza del Senato, magari sollecitate da Maroni, la collaborazione tra governo e Lombardia sul tema dell'expo potrebbe incrinarsi irrimediabilmente. La risposta di Maroni - La replica di Maroni arriva dopo un paio d'ore, via Facebook. Con un suo post, il governatore lombardo rimanda le richieste del premier al mittente: "Ribadisco ciò che ho giá dichiarato ieri - scrive il leader leghista -: Calderoli ha sbagliato, la Lega contrasta le proposte che non condivide, ma non si devono mai insultare le persone. Calderoli stesso ha riconosciuto l'errore e si è scusato, sia pubblicamente che personalmente con la ministra Kyenge. Ora però basta alimentare polemiche e strumentalizzazioni, utili forse a coprire il rumore di altre questioni che vedono il Governo direttamente coinvolto. Vorrei invece che il Governo dedicasse maggiori energie e risorse alla soluzione dei problemi dei cittadini". E nel tardo pomeriggio, riguardo al ricatto Expo, Maroni si mostra tranquillo: "Ho chiamato Letta perché mi ha sorpreso la sua dichiarazione di minaccia di ritorsione. Gli ho detto che per me il caso è chiuso, che Calderoli ha sbagliato, lui stesso ha riconosciuto l'errore, si è scusato pubblicamente e anche privatamente con il ministro, di più non capisco francamente cosa possa fare. Dunque - ha concluso - per me il caso è chiuso e sono sicuro che non ci saranno ritorsioni su Expo perché questo sarebbe un danno non per me ma per Milano, la Lombardia, l'Italia". Giorno di fuoco - Le dichiarazioni di Letta e Maroni arrivano in un contesto infuocato. La Kyenge smentisce la richiesta di dimissioni di Calderoli, ma intervistata dal Corsera afferma che "sarebbe meglio che lasciasse il posto a qualcun'altro". Ad arroventare il clima, poi, le dichiarazioni di un assessore regionale leghista in Veneto, secondo il quale "paragonare la Kyenge all'orango è un'offesa per l'orango". Quindi Matteo Salvini, il padano che entra a gamba tesa contro Giorgio Napolitano (che si è detto "indignato") intimandogli di "stare zitto". Infine il Pd che, all'unisono e come alla vigilia, chiede un passo indietro di Calderoli.