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Pd, Bersani e D'Alema: le tre mosse per fermare la corsa di Renzi

Pierluigi Bersani e Massimo D'Alema

I vertici del Pd sanno che il rottamatore la spunterà nella corsa alla segreteria: ora lavorano per azzopparne la vittoria. Ma Matteo può far saltar tutto

Sebastiano Solano
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Ormai è diventato un assioma: più Enrico Letta è in difficoltà, più salgono le quotazioni Matteo Renzi. I maggiorenti del Pd, però, non restano di certo a guardare e stanno studiando un corpus di regole, di bizantinismi, per impedire che il sindaco di Firenze trionfi nella corsa alla segreteria democratica. O meglio, per limitare i danni, perché la cosa di cui ormai i vertici del partito si vanno convincendo è che difficilmente ci possa essere qualcuno capace di frenare l'onda renziana. Così, l'obiettivo è diventato quello di azzopparne la vittoria. La partita, come già successo alle scorse primarie, si gioca sulle regole. In prima linea contro Renzi ci sono l'ormai ex "alleato" Massimo D'Alema e Pierluigi Bersani, ritornati a parlarsi dopo le note vicende della mancata elezione di Romano Prodi al Quirinale.  Il piano di D'Alema e Bersani - Il piano, come rivela il Corriere della Sera, prevede tre fasi. La prima: cambiare l'automatismo secondo cui il segretario del partito è anche il candidato premier del partito. Un modo, questo, per non far fuori dalla partita per la premiership Enrico Letta se e quando si tornerà al voto. La seconda mossa è quella di anticipare l'elezione dei segretari regionali del partito, che solitamente avviene contestualmente all'elezione del segretario nazionale, e concedere il diritto di voto solo agli iscritti. La ratio è chiara: facendo votare solo gli iscritti, ossia quell'apparato che ha permesso a Bersani di prevalere proprio su Renzi alle scorse primarie, difficilmente Renzi riuscirebbe a fare il pieno di segretari regionali. Con le regole attuali, infatti, Renzi 'rischierebbe' di presentarsi alla corsa per la segreteria con buona parte dei segretari regionali a suo fianco.  Renzi tentato di far saltare il tavolo - E ancora: l'Assemblea Nazionale non sarà più votata alla primarie sulla base delle percentuali raccolte dai vari candidati ma, per un 40-60% dagli iscritti. Ma gli ostacoli che si frappongono tra Renzi e la segreteria del Pd non sono finiti. L'altra regola a cui si sta alacremente lavorando è quella delle candidature civetta: più sono i candidati più è difficile per Renzi superare il 50%. Insomma, l'obiettivo dei vertici del Pd è chiaro: mantenere le redini del partito, evitare che Renzi arrivi a lla segreteria prima e palazzo Chigi poi con tutto il partito al seguito. Inconcepibile per gli amanti delle correnti. Il rischio per il Pd è che Renzi, stufo di codici e codicilli fatti per dimezzarne l'eventuale vittoria, faccia saltare il tavolo e faccia un suo partito. Un incubo anche per Bersani e D'Alema. Difficile si arrivi ad un compromesso tra le due esigenze (evitare che Renzi se ne vada e, al contempo, fare di tutto per impedire una sua vittoria piena). Tutto sta nella pazienza di Renzi. Che, viste le sue ultime mosse - ad esempio il recente viaggio dalla Merkel, che ha mandato su tutte le furie Letta - sta per finire.

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