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Pd, disegno di legge "mirato" a Berlusconi: "Venda Mediaset o è incompatibile"

Ddl firmato Zanda e Mucchetti: Silvio avrebbe un anno di tempo per decidere se vendere le sue azioni o lasciare la politica. Tra gli acquirenti né figli né azionisti...

Giulio Bucchi
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Ineleggibile? No, "incompatibile". Il Pd sembra tendere la mano a Silvio Berlusconi, ma il disegno di legge sul conflitto d'interessi depositato al Senato dal capogruppo Luigi Zanda e da Massimo Mucchetti è in realtà un trappolone. Di fatto, il Cavaliere avrà un anno di tempo per decidere se vendere le proprie azioni in Mediaset (attualmente, detiene il 41%) oppure restare in politica. Quello di Zanda-Mucchetti mostra presto il proprio vero obiettivo: far fuori Berlusconi in maniera morbida, azzopparlo in qualche modo senza passare per i Savonarola di turno (tipo il grillino Giarrusso, che giovedì ha parlato senza troppa cognizione di causa di concessioni e spegnimento delle reti Mediaset) ma arrivando comunque al punto, sia pure in modo più tortuoso. Incompatibile - In ballo c'è l'ormai famosa legge 361 del 30 marzo 1957, quella che ha una lettura rigorosa renderebbe ineleggibile Berlusconi in quanto detentore di concessioni pubbliche. Una legge che la stessa democratica Anna Finocchiaro ha definito "non moderna" (scritta, d'altronde, 56 anni fa) e non adeguata a fotografare la realtà, economica e politica, attuale. Secondo la modifica proposta da Zanda e Mucchetti, invece, la Giunta delle elezioni non dovrebbe prendere in esame l'ineleggibilità del leader Pdl (un voto favorevole porterebbe all'immediata decadenza dalla carica di senatore del Cav) bensì la sua incompatibilità. In questo caso, con voto favorevole, sarà Berlusconi a dover scegliere. "La principale novità del disegno di legge - scrive Mucchetti nella relazione del ddl - è rappresentata dalla proposta di qualificare come cause di incompatibilità le situazioni finora definite come cause di ineleggibilità dall'articolo 10 del decreto del presidente della repubblica n. 361 del 1957". "I casi di incompatibilità - continua - vanno a loro volta estesi dagli esponenti e dai consulenti delle imprese che si trovino nelle condizioni di cui sopra, agli azionisti che abbiano il controllo di diritto o di fatto o che esercitino il controllo, di diritto o di fatto, in forma congiunta attraverso la partecipazione a patti di sindacato o ad altri accordi". Vendere, ma non a parenti - L'incompatibile ha un anno di tempo per vendere, ma 30 giorni per "conferire ad un soggetto non controllato né collegato il mandato irrevocabile a vendere entro 365 giorni le partecipazioni azionarie di cui sopra a soggetti terzi, ossia a soggetti senza rapporti azionari né professionali con il venditore e comunque a soggetti diversi dal coniuge, dal convivente more uxorio e dai parenti fino al quarto grado e affini fino al secondo grado, nonché a soggetti diversi dagli amministratori delle società. I due termini di 30 e di 365 giorni devono intendersi come perentori". In pratica, Berlusconi non potrebbe vendere né a Marina né a Piersilvio, né a Barbara né a Eleonora, Luigi o ad alcuno dei suoi giovanissimi nipoti. E neppure, questo l'inghippo, al presidente Mediaset Fedele Confalonieri o a gli altri azionisti. Dovrebbe trovare dunque un altro azionista sufficientemente forte per rilevare il 41% di Mediaset. Difficile. In Italia forse solo l'Ingegnere Carlo De Benedetti...

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