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Libertà senza futuroSi riuniscono a Romagli zombie di Fini

Fini, visto da Benny

Convention all'hotel Baglioni degli "orfani" di Gianfry, ora guidati da Roberto Menia

arturo saitta
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Oggi appuntamento politico che si può benissimo perdere: Firenze, Hotel Baglioni. Si riunisce l'Assemblea nazionale di Futuro e Libertà. Qualcuno forse non li ha dimenticati: sono i futuribili, gli uomini di Gianfranco Fini, quelli, per dirla con una frase fatta, che hanno un grande futuro. Dietro le spalle, però. Rapida cronistoria del disastro: dovevano affossare Berlusconi e creare la nuova destra italiana o il nuovo centrodestra o comunque un nuovo soggetto politico. Nacque un soggettone, tant'è vero che i futuribili ben presto cambiarono idea, virarono decisamente verso il centro, sposarono Mario Monti facendo un'altra fesseria, si presentarono alle elezioni e sparirono dal panorama politico. Dissolti. La libertà forse c'era. Il futuro non più, neanche dietro le spalle. Il soggettone era un oggettino striminzito ed extraparlamentare, nel senso di fuori, espulso, cacciato via. E ora rieccoli in tutta la loro possenza. Le agenzie, ieri mattina, hanno annunciato l'evento da perdere dandogli la giusta risonanza. Agenzia Italia: quattro righe e mezzo, 460 caratteri in tutto (spazi inclusi). Neanche un cenno a Gianfranco Fini. L'Adnkronos è stata più prodiga: 507 caratteri, sempre spazi inclusi, sempre nessun accenno a Fini. Questo è oggi il partito di Gianfry, il delfino di Giorgio Almirante che divenne il delfino di Silvio Berlusconi e che adesso deve accontentarsi di essere il delfino di Roberto Menia. Dobbiamo aprire una brevissima parentesi: Menia è un uomo intelligente, colto, politico di lungo corso, onesto e ricco di virtù. Se vi viene in mente, potete aggiungere anche qualche altro aggettivo: preparato, per esempio. Oppure: riservato e gentile, legato alle proprie origini. Niente contro l'ex deputato friulano oggi coordinatore nazionale di Fli. Ma Roberto Menia non è Almirante. Neppure Tatarella o Berlusconi. È proprio Roberto Menia, l'ex parlamentare che recentemente ha dichiarato: «Vogliamo rifare qualcosa come quando Alleanza nazionale nacque. E non come quando Alleanza nazionale si è sciolta, perché allora era già annacquata». Cosa vogliano rifare non sappiamo dirvelo. Speriamo, per loro, non il vino o il cognac, anche se il titolo della tavola rotonda che si svolgerà oggi al Baglioni di Firenze non lascia presagire nulla di buono: “Politica 2.0, più sogni o più tessere? Per ora una Costituente”. Canta Baglioni (Claudio Baglioni, come l'hotel che ospiterà la riunione del secolo) nel suo recente album: “C'andava bene anche se ci andava male / non ci acchiappava mai la malinconia / cosa ci fosse poi di tanto speciale / nessuno ci ha capito mai una beneamata mazza / la sera giù in piazza la chitarra per corazza / cavalli di razza sempre insieme e chi ci ammazza a noi”. Cavalli di razza a parte, Fli riparte da Baglioni, un po' hotel e un po' Claudio, perché questi qui davvero non li ammazza nessuno, neppure il disastro elettorale, neppure il ridicolo della politica 2.0, che forse è un sogno, forse una tessera, sicuramente non acqua e probabilmente vino o cognac, senza escludere un gingerino che ci sta sempre bene. Ve l'avevamo detto: appuntamento che va accuratamente perso. P.S. Menia Roberto da Pieve di Cadore, classe 1961, vaga somiglianza con Gerard Depardieu, già sottosegretario di Stato al ministero dell'Ambiente (carica che lasciò dopo due anni in seguito alla rottura tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi), nel congresso del 21 marzo del 2009 votò contro lo scioglimento di Alleanza nazionale. Unico a votare contro. Fu un intervento molto applaudito. Alla Fiera di Roma, ci fu chi si commosse ascoltando le sue parole. Roberto Menia, all'epoca, non si era accorto che Alleanza nazionale era già annacquata. Chissà se oggi si è accorto che Fli è sempre quella del futuro dietro le spalle.

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