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Berlusconi va salvatoo per l'Italia sarà tragedia

Nessuno può prendere a cazzotti il 30% degli italiani. Con la grazia o in altro modo, ma evitateci il baratro. Ve lo chiede chi non lo vota

Giampiero Mughini
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Cari amici che Silvio Berlusconi lo vorreste condannato coi fiocchi e dunque politicamente in ginocchio, vi scrive uno che di mestiere non è né anti-berlusconiano né filo-berlusconiano, e bensì un italiano come tanti preoccupato a morte di questo nostro Paese valutato, dalle agenzie internazionali di rating «BBB», poco meglio di Portogallo e Grecia. Vi scrivo in una giornata che non è delle migliori nella storia della nostra democrazia. Il giorno dopo quello in cui il Parlamento ha deciso di sospendere per qualche ora i suoi lavori e questo al modo di uno scapaccione contro la Corte di Cassazione che aveva deciso (come da suo diritto) di abbreviare i tempi di una decisione che chiuderà un lungo processo contro Berlusconi. In questo sono d'accordo con voi, il decidere più rapidamente non significa affatto che la sentenza di condanna è già scritta. Sono anche d'accordo con voi sul fatto che meno il Governo incrocia la sua strada con quella della Giustizia meglio è. Devono essere due strade parallele e diverse. Sono infine d'accordo con voi che i processi anti-Berlusconi sono stati lunghi, complessi, e che non è uno scherzo un'evasione fiscale calcolata in milioni di euro né l'avere «costretto» un funzionario della questura di Milano ad «affidare» la ragazza Ruby a una signorina senza arte né parte che l'hai poi domiciliata in casa di una puttana. Figuratevi poi se, con queste premesse, potevo avere una qualche simpatia per la richiesta iniziale di una parte del Pdl, che il Parlamento mettesse il lutto al braccio addirittura per tre giorni. Solo che, detto questo, non siamo nemmeno all'inizio del ragionamento e del collasso che incombe sulla nostra democrazia da Paese «BBB». Che la nostra sia una democrazia speciale, in senso negativo, è stato detto mille volte. Lo è divenuta a partire dal giorno in cui, appena nato il bipolarismo della Seconda Repubblica, a rappresentare politicamente una delle due metà del Paese è andato uno degli uomini più ricchi d'Italia, uno che aveva interessi in ogni campo a cominciare da quelli editoriali, tanto l'editoria di carta che quella televisiva. Un uomo che i processi per questo o per quello non potevano non rendere vulnerabile, come lo sarebbe stato Gianni Agnelli se fosse «salito» in politica o l'Enrico Mattei dei suoi tempi migliori da finanziatore e deus ex machina della politica italiana. Tutto questo per dire che il processo per la (presunta) evasione fiscale Mediaset prima o poi gli doveva arrivare sul capo per forza. È arrivato, è andato avanti, condanna in primo e secondo grado, la sentenza della Cassazione a giorni. La Giustizia faccia il suo corso come per ogni altro cittadino italiano, dite voi antiberlusconiani fieri e intensi. Apparentemente avete ragione e anche se fra le vostre truppe c'è gente senza autorità, tipo quei senatori grillini che dallo sdegno si sono tolti giacca e cravatta e il cui capo politico ripete a man salva che l'Italia è al fallimento e che sarebbe ottima cosa andare a nuove elezioni. Nuove elezioni, il passo forse decisivo per passare da «BBB» a «BB», a emuli del Portogallo. Berlusconi pesantemente condannato, il governo va giù (folle sperare il contrario), per un mesetto passiamo le nostre serate ad ascoltare i talk-show dove si misurano i candidati dell'uno e dell'altro nulla, infine la conta dei voti. Il Paese spaccato in tre o quattro parti impossibilitate a comunicare tra loro. Giorgio Napolitano che si dimette. Paralisi. A meno che non ci sia qualcuno di voi che ritenga possibile una maggioranza politica costituita dalle cinque o sei frazioni del Pd attuale, da quelli senza giacca e cravatta e dal leader della Fiom Maurizio Landini. E se questo qualcuno c'è, allora sì che bisogna chiamare gli specialisti del reparto psichiatrico. Se l'antiberlusconismo fiero e il filoberlusconismo oltranzista continueranno ad affrontarsi nell'attuale wrestling politico, a questo siamo destinati. Tra collasso e reparto psichiatrico. Una soluzione che attenui il disastro, un meno peggio ovviamente compatibile con le Leggi esistenti, insomma qualcosa che il trenta per cento degli italiani che hanno votato pro-Berlusconi non sentano come un cazzotto in piena faccia? Mi piacerebbe tanto che ci fosse, anche se non ho idea di quale. Non so se possa essere la grazia di cui parla Maurizio Belpietro. Eppure qualcosa bisogna tirar fuori dal cilindro. Non obiettatemi, cari amici anti-Berlusconi, che un cosa è il Diritto e tutt'altra cosa la Politica. Non è mai stato così nella storia degli uomini. Politica e Diritto hanno sempre fatto dei patti, non sempre onorevoli. Il Processo di Norimberga nacque dalla vittoria politica e militare, non dalla certezza del Diritto. A giudicare i crimini nazi c'erano anche i rappresentanti di uno Stato (l'Urss di Stalin) che di crimini innanzitutto contro i propri cittadini ne aveva commessi a caterve. Se la Germania avesse vinto la guerra, a Norimberga o altrove sarebbe stato processato Winston Churchill per avere ordinato ai suoi bombardieri di radere al suolo la città tedesca di nome Dresda. Se le truppe di Tito entrarono a Trieste da padrone e ci rimasero un po' e poi la Jugoslavia si pappò tutta l'Istria italiana non è perché avevano dalla loro il Diritto, è perché i partigiani jugoslavi avevano combattuto i nazi quando noi eravamo loro alleati. Potrei continuare per pagine e pagine. E a meno che voi pensiate che le tragedie di cui ho detto siano di tutt'altro rango rispetto a quelle dell'Italia «BBB», vi sbagliate alla grande. Il nostro Paese è alle soglie di una tragedia che ne può cambiare per sempre l'ossatura e il destino. O forse è già avvenuto, tanto è vero che siamo qui a discutere se sì o no Berlusconi. Da quasi vent'anni.

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