Processi al capolinea: Berlusconi cerca una via di fuga
Dagospia anticipa le mosse di Silvio: "Avrebbe chiesto ad uno studio legale internazionale di verificare in quali Paesi esteri vi sarebbe la garanzia di soggiorno anche di fronte ad una condanna definitiva al carcere intervenuta in Italia per quel reato"
Silvio Berlusconi, nonostante mostri sicurezza e si dia da fare per risistemare il suo partito, è molto preoccupato. Le grane giudiziarie sono tante. Il caso dei diritti tv Mediaset è sicuramente quello che rende il Cavaliere più nervoso: innanzitutto perché è uno dei primi che potrebbe arrivare sentenza definitiva e poi perché è uno dossier più complessi. La Cassazione, che tra le fine del 2013 e i primi mesi del prossimo anno emetterà il suo verdetto, ha anticipato l'udienza al 30 luglio: il rischio è che confermi la condanna per Berlusconi a 4 anni di reclusione, di cui tre coperti da indulto, e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici emessa l'8 maggio scorso i giudici della seconda Corte d'Appello di Milano (anche se come rivela il Corriere una delle due frodi fiscali potrebbe arrivare a prescrizione), "Esilio in Nicaragua" - Secondo Dagospia Berlusconi sarebbe così preoccupato che "da Arcore, avrebbe chiesto ad uno studio legale internazionale di verificare in quali Paesi esteri vi sarebbe la garanzia di soggiorno anche di fronte ad una condanna definitiva al carcere intervenuta in Italia per quel reato". E il Fatto quotidiano già si sbilancia, citando il Nicaragua come possibile destinazione del Cav. "Se il Banana è così tanto sicuro che la Cassazione cancellerà la condanna per i diritti Mediaset - si chiede il sito di Roberto D'Agostino -, perché cercare una via di fuga? Tutte le grane del Cav - La risposta potrebbe essere che non c'è solo Mediaset a far dormire male Silvio. C'è il caso Ruby dove pende una condanna in primo grado di sette anni e l'interdizione dei pubblici uffici, c'è la questione Unipol per la quale Berlusconi era stato condannato per concorso in rivelazione si segreto d'ufficio, e la cosiddetta compra-vendita dei senatori per la quale il leader del Pdl è indagato a Napoli con l'accusa di corruzione per avere versato in nero tre milioni di euro a Sergio De Gregorio, all'epoca senatore eletto nell'Italia dei valori (Idv), al fine di farlo passare nelle file del centrodestra e rendere precaria la già difficile vita del governo Prodi. Di fronte a tutto ciò un pensierino a mollare tutto ci sta.