Il governo striglia i ministri: "Pubblicate i vostri redditi"
Letta, Di Girolamo, Milanesi e Cancellieri gli unici ad averlo già fatto. C'è ancora un mese di tempo, dopodiché scattano le sanzioni della Corte dei Conti
Sulla trasparenza il governo Letta si gioca una grossa fetta di credibilità. La partenza era stata buona: lo scorso 20 aprile, infatti, è entrato in vigore un apposito decreto, che prevede entro tre mesi dalla nomina, che ministri, viceministri, sottosegretari, sindaci, consiglieri, assessori, presidenti di regione e province pubblichino la dichiarazione dei redditi, i compensi connessi alla carica e la situazione patrimoniale propria e dei parenti entro il secondo grado. Ministri, pubblicate in redditi - Ad oggi, però, come avevamo già raccontato, i ministri ad aver adempiuto, in qualche modo, all'obbligo di legge sono solo 4: Enrico Letta, Enzo Moavero Milanesi, Anna Maria Cancellieri e Nunzia De Girolamo. Per tutti gli altri il decreto è rimasto lettera morta. Così, oggi sabato 6 luglio, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi, con una circolare, ha invitato i ministri a prendere atto del decreto e a rendere pubblico il proprio 730. Si legge nella nota diramata da Palazzo Chigi: è stata "predisposta una circolare indirizzata a tutti i ministri, a tutti i viceministri e a tutti i sottosegretari affinchè, in ottemperanza delle normative sulla trasparenza, pubblichino, sul sito istituzionale, tutti i dati sulla loro situazione patrimoniale". C'è ancora un mese di tempo - E ancora: "L'articolo 14 del d.lgs. n. 33 del 14 marzo 2013 prevede, infatti, che “le pubbliche amministrazioni pubblichino entro tre mesi dalla elezione (28 aprile-28 luglio) o dalla nomina dei titolari di incarichi politici i seguenti documenti e informazioni: l'atto di nomina o di proclamazione, con l'indicazione della durata dell'incarico o del mandato elettivo; il curriculum; i compensi di qualsiasi natura connessi all'assunzione della carica; gli importi di viaggi di servizio e missioni pagati con fondi pubblici; i dati relativi all'assunzione di altre cariche presso enti pubblici o privati, ed i relativi compensi a qualsiasi titolo corrisposti". Insomma, c'è ancora un mese di tempo per regolarizzare la posizione, dopodiché scatterà la sanzione della Corte dei Conti. Sarebbe un bel segnale per i cittadini. Un ulteriore schiaffo al populismo di Beppe Grillo.