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Renzi in panne: spara contro tutti, ma rischia di essere rottamato

Matteo Renzi

Imperversa su tv e giornali, attacca tutto e tutti, trasmettendo il suo nervosismo agli stessi elettori. Unico risultato: Pd ricompattato contro di lui

Sebastiano Solano
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Ormai Matteo Renzi non sa più che pesci prendere. I suoi compagni di partito stanno mettendo a punto una manovra a tenaglia con l'obiettivo di farlo fuori dalla corsa per la segreteria del Pd e mettere in sicurezza il governo di Enrico Letta. Il patto di sindacato tra Pierluigi Bersani e Guglielmo Epifani da una parte ed Enrico Letta e Dario Franceschini dall'altra regge ancora alla grande. Anzi. Alla cordata si è accodato ultimamente persino Massimo D'Alema, nemico giurato di Bersani dopo la faida interna al partito scoppiata nelle fasi, convulse, che hanno portato alla rielezione di Giorgio Napolitano.  Affetto da dichiarazia - A rimanergli a fianco, ma nemmeno poi tanto, è rimasto solo Walter Veltroni. Ma questo non è detto sia un bene. Insomma, il Sindaco di Firenze tra i bunga-bunga di Palazzo Vecchio, Letta che sembra avviarsi verso una lunga legislatura e i vertici del partito che lo infilzano a cadenza quotidiana, appare nervoso. Reagisce in maniera scomposta, inquieta, agli attacchi, mena fendenti a sua volta contro i suoi avversari, agita lo spettro di complotti e trame oscure per farlo fuori come un Beppe Grillo qualunque. Quest'insicurezza, dovuta anche all'assenza di una proposta politica  (come dire: sotto la retorica, niente), si sta rivelando il suo punto debole. Affetto da "dichiarazia", imperversa su tv e giornali con le sue ansie e le sue paure, trasmettendole ai suoi elettori potenziali e, in generale, agli italiani.  L'impresa impossibile di Renzi - Ma questo è solo una delle conseguenze. L'altra riguarda il Pd: con la sua smania di apparire sui media, scagliando frecciate a destra e a manca nel Pd, è riuscito nell'impresa di compattarlo contro il nemico comune: Matteo Renzi. Eppure, gli basterebbe poco: occuparsi di Firenze, apparire il meno possibile e lasciare che il Pd faccia ciò che gli riesce meglio: spaccarsi, dividersi come ha sempre fatto. A quel punto, sarebbero loro, i vertici del Pd, ad andare da lui in ginocchio,a  chiedergli di risollevare le sorti del Pd. Ma Renzi ormai è in balìa di se stesso. Ha fretta di sbarcare a Palazzo Chigi. E la fretta, come noto, è cattiva consigliera.

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