I saggi per le riforme costituzionali: "Chiaccherano e ascoltano"
La commissione è stata nominata dal governo Letta per dare il via al cantiere delle riforme. I lavori sono in alto mare. Caravita: "Discutiamo, ma di pratico non abbiamo fatto niente"
La "bella vita" dei saggi. La commissione dei 35 nominata dal governo Letta per studiare le riforme costituzionali lavora a pieno ritmo. Anzi no. Quelo è quello che pensano i comuni mortali, ma là, nell'Olimpo dei nuovi padri costituenti, la fatica può attendere. Meglio "chiaccherare". Almeno così dicono gli stessi saggi. Si chiacchera - "In queste nostre riunioni sta accadendo qualcosa di molto importante. Un qualcosa che, almeno a me, sta dando una sensazione umana bellissima. Sta succedendo che noi tutti si sta costruendo un linguaggio comune. La parola magica è ascolto. Io ascolto Onida, Onida ascolta me, io e lui ascoltiamo il professor Mirabelli, tutti noi ascoltiamo la bravissima collega Carlassare...", racconta al Corriere della Sera, Bianiamino Caravita di Toritto, uno dei fantastici 35. "Per ora ci ascoltiamo a vicenda e discutiamo. Non scriviamo nulla", racconta Lorella Carlassare. Si urla "evviva" - "Di un argomento singolo ciascuno espone le proprie idee. Così abbiamo la possibilità di verificare eventuali punti di criticità. E quando uno si trova di fronte alla bellezza di un confronto così, io, per esempio, dico “evviva”", afferma Cesare Mirabelli. L'appuntamento tra i saggi è ogni lunedì. Si vedono "chiaccherano, ascoltano, gridano 'evviva', ma di pratico finora non hanno prodotto nulla. Intanto non è dato sapere quanto costa mantenere questo baraccone in piedi. Scrivono la storia...a parole - La Commisione dopo l'estate dovrà sottoporre il lavoro al parlamento che deciderà se recepirlo o modificarlo. Intanto i lavori sembrano in alto mare. Ma una cosa secondo Caravita la stanno facendo: "Scriviamo la storia". E aggiunge: "Io mi sento fortunato ad essere qui, mi spiace per altri miei colleghi che sono rimasti fuori". I colleghi magari le chiccherate continuano a farle al bar senza gravare sulle tasche degli italiani. (I.S)