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Il Consiglio della Difesa spinge sugli F35"Decide il governo non il Parlamento"

Un F35

Nicoletta Orlandi Posti
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Esiste una legge, datata dicembre 2012, che dà al Parlamento l'ultima parola sull'acquisto delle armi eppure sugli F35 decide il governo. Punto e basta. Il Parlamento, da parte sua, non può apporre alcun veto, può solo condurre indagini conoscitive, eventualmente. Con un comunicato diffuso dal Quirinale si chiude così il dibattito iniziato alla Camera sul capitolo di spesa riguardante i cacciabombardieri sollevata da Sel e M5S, ma che aveva trovato parecchi sostenitori anche nel Pd. Dalla riunione del Consiglio supremo di Difesa, che si è riunito oggi sotto la presidenza di Giorgio Napolitano viene dunque presa una posizione chiara sui programmi di ammodernamento delle Forze Armate, tra i quali spicca la vicenda degli F35. Il ruolo delle Forze Armate, che tiene a sottolineare il Consiglio, resta "insostituibile". Ma proprio per questa loro centralità, anche in relazione agli scenari di crisi e alle missioni internazionali, l'ammodernamento delle Forze Armate e degli strumenti di difesa deve essere "adeguato" ai tempi ed al contesto internazionale, guardando alla necessaria evoluzione tecnologica. In sostanza, il modello di Forze Armate non può essere disegnato in astratto ma deve essere calato sulle esigenze concrete che riguardano anche la sicurezza del Paese. A parere del Consiglio Supremo (al quale hanno partecipato il premier Enrico Letta, il ministro degli Esteri Emma Bonino, il ministro dell'Interno Angelino Alfano, il ministro dell'Economia e delle Finanze Fabrizio Saccomanni, il ministro della Difesa Mario Mauro, il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato), la facoltà del Parlamento di condurre indagini conoscitive (ed eventualmente sindacare sui programmi di ammodernamento delle forze armate) “non può tradursi in un diritto di veto su decisioni operative e provvedimenti tecnici che, per loro natura, rientrano tra le responsabilità costituzionali dell'esecutivo”. Una frase questa che risponde in maniera netta alla mozione approvata lo scorso 26 giugno, che impegnava il governo a non procedere a "nuove acquisizioni" nell'ambito del programma di acquisto dei caccia americani senza che i deputati e senatori si fossero espresso dopo un'indagine conoscitiva di sei mesi. Ma i Consiglio della Difesa non ci sta: nel "rapporto fiduciario" tra Parlamento e Forze armate, "che non può che essere fondato sul riconoscimento dei rispettivi distinti ruoli", la "facoltà del Parlamento" di "eventuale sindacato delle Commissioni Difesa sui programmi di ammodernamento delle Forze Armate, non può tradursi in un diritto di veto su decisioni operative e provvedimenti tecnici che, per loro natura, rientrano tra le responsabilità costituzionali dell'Esecutivo". 

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